Mi permetto di inserirmi in un discorso che coinvolge i vari movimenti che si definiscono, in un modo o nell’altro, Neoborbonici , Duosiciliani ecc Innanzi tutto mi pare di capire che esistono vari “movimenti”, associazioni ecc. ognuno dei quali ha delle peculiarità di vedute e di intenti operativi che lo differenzia dagli altri. Il fattore comune ad essi sembrerebbe essere, a prima vista, quello di volere il riscatto delle condizioni economiche e sociali del Sud (o del Centro-Sud) Ci sarebbe, quindi, un MOVIMENTO che, con varie sfumature, si presenta qua come Movimento Neoborbonico, là come Associazione culturale due Sicilie, altrove come Lega Sud Ausonia (dico così pescando in internet) ecc. ecc. Il fatto, però, che tutte queste Associazioni si rifacciano a qualcosa di positivo per il nostro territorio e per il nostro Popolo, qualcosa che, purtroppo, va cercato nel passato (borbonico, federiciano o greco che sia) indica che prima ancora del riscatto materiale è sentito il bisogno di un riscatto morale che dia dignità al singolo cittadino e porti il nostro Popolo a sentirsi degno di stare in mezzo agli altri a testa alta. Nel caso ci si riferisca al (degno) passato borbonico non basta semplicemente ricordare: è necessaria una operazione ulteriore di revisione della memoria storica che, man mano che si procede, si scopre sempre più essere stata infangata dalla storiografia ufficiale che è servita ai Savoia per nascondere la verità circa la loro conquista del Sud, conquista necessaria per sanare il debito spaventoso che avevano e per darsi un futuro migliore. Chi si rifà al passato federiciano, o a quello greco, non trova sul suo cammino questo ostacolo essendo universalmente riconosciuto che quelli furono periodi positivi per la nostra Terra e il nostro Popolo. Siccome, però, ciò che siamo ora dipende in larga misura da ciò che accadde allora (1860, giusto per buttare lì una data simbolica che fa da spartiacque tra ciò che accadde prima e ciò che avvenne poi ed ebbe come risultato voluto il risorgimento del Nord tramite l’affossamento del Sud) la riscoperta della verità storica relativa al periodo a cavallo di questa data deve interessare anche chi, essendo del Sud, si rifà alla grecità o a Federico II di Svevia.
Mi sembra, perciò, che l’obiettivo vero, l’aspettativa prioritaria anche se non dichiarata come tale e presente anche in singoli, isolati cittadini, sia proprio quella del riscatto morale dell’uomo del Sud. Da cosa lo desumo? Dal fatto che più che la liberazione dalla camorra, dal malgoverno, dal malcostume ecc ecc (cose che tutti vorremmo che scomparissero, uomini di destra o di sinistra, progressisti o “reazionari”, proiettati direttamente nel futuro o rivolti al futuro tramite la riscoperta del passato) indigni ed ecciti gli animi la consapevolezza che se siamo come siamo è per via di uno sfruttamento che ci ha gettato in un degrado materiale (dalla ricchezza e dal benessere che avevamo), facendoci poi credere che l’azione che ci ha immiserito era un benevolo soccorso fraterno portato a chi già stava male (doppia menzogna!). Attribuendo a noi, poi e per giunta, implicitamente o dichiaratamente, una responsabilità morale ulteriore e ancora più grande: se facciamo schifo (mi spiace usare questa parola cruda) nonostante il soccorso che il Fratello (!?) del nord ci ha portato 146 anni fa e nonostante ci faccia dono ancora oggi della sua presenza accanto a noi e di una benevola quanto illuminata guida grazie alla quale più che darci il pesce quotidiano di cui abbiamo bisogno per sfamarci ci insegna intelligentemente a pescare, beh allora vuol dire che più schifo di così non possiamo fare… Ed ecco il degrado morale, l’autorazzismo, il razzismo contro noi stessi.
Se si costruiscono fabbriche che funzionano, opifici che danno lavoro va bene, va benissimo. Ma il dubbio è: è possibile costruirle le fabbriche (fabbriche in senso lato) con un popolo che di sé è costretto a pensare questo? Se invece si parte dal basso, o anche dal basso, dicendogli che non sua è la colpa del disastro che vive (e che, anzi, vive una realtà tipo matrix) allora avrà in sé la forza per farsi le fabbriche, per farle funzionare, per avere le strade pulite e per desiderarle sempre così. Sarà un uomo con una dignità anche storica, anche relativa al suo passato e sarà un uomo ancora più forte e veramente libero. Ragionando così ci si accorge che non ci sono milioni di meridionali (+/- apatici che da generazioni desiderano un generico miglioramento delle condizioni di vita, così come possono desiderarlo tutti i 5-6 miliardi di abitanti del mondo) ma milioni di meridionali che sono pronti ad entusiasmarsi per se stessi perché gli viene restituito orgoglio e dignità di uomini e di Popolo: altro che Ferrari, altro che coppa uefa del Napoli (ce ne fossero comunque altre 10!) o coppa del mondo!!!. Finora ci siamo attaccati solo a questo ma meritiamo anche altro. La consapevolezza delle cause che glielo hanno fatto perdere, poi, darebbe quell’energia necessaria a raddrizzare la schiena ed ergersi, in un civile spirito di rivalsa costruttiva, anche “contro” il Fratello salvatore (ah che bello sarebbe già il solo fatto di vederli zittiti dalla verità della storia quelli che oggi ci dicono <<viva il ricco nord e abbasso il sud zoticone e pezzente>>…basta guardare i loro forum). A questo punto bisognerebbe solo avere la capacità di indirizzare questa energia verso traguardi positivi. Il gioco sarebbe fatto e senza molto lavoro. Qui potrebbero subentrare altri problemi, ma chi vivrà vedrà.
Il dualismo, però, sta in questo. Dato l’obiettivo comune alle varie forme del MOVIMENTO (non so come altro chiamarlo, perciò lo scrivo, per mia comodità, con tutte maiuscole), il Riscatto delle condizioni delle popolazioni meridionali (centro meridionali), la domanda è: come raggiungere questo traguardo? Per me c’è una domanda successiva: quanto pesa, in negativo, quanto ostacola fa nel raggiungimento di questo obiettivo la pessima eredità morale (quella materiale lo sappiamo già che pesa parecchio) che il risorgimento di cui sopra ci ha buttato addosso? È dalla risposta a questa seconda domanda che nasce il tipo di strategia da seguire. Se si ritiene che essa non abbia alcun peso o se ne ha poco, allora si può andare direttamente alla costituzione di quelle strutture che servano al sud per lavorare per se stesso nel suo interesse: il riscatto da quella eredità sarà un sottoprodotto del riscatto materiale. Se si valuta che invece essa abbia un peso in qualche modo determinante allora il passo prodromico è quello di eliminare questa pastoia nata da una storiografia asservita ad un potere che ci ha ridotti così come siamo. Io credo che un Popolo che vuole riscattarsi deve credere di avere delle potenzialità ma soprattutto, nel nostro caso, non debba ritenere che il suo DNA, o il clima della regione in cui vive, lo condannino ad essere qualcosa di misero (il che poi stride col passato positivo federiciano e greco: il che ci obbliga e ci riconduce ad un ripensamento sul recente passato borbonico raccontatoci come negativo). Questo è il punto di partenza, questo forse ha un grosso potere aggregante e compattante.
Futuro. |