Penso che l’idea di costituire un Partito che affianchi e non sostituisca (almeno spero) le varie Associazioni che si occupano della riscoperta del degno , recente, passato della nostra Terra meridionale (associazioni che noi possiamo vivere e sentire come patriottiche ma che, all’esterno, sono sicuramente percepite come associazioni culturali guardate, talvolta, visto l’argomento “marziano” per i più, con un sorrisino tra lo scettico e il divertito) sia prematura.
Mi chiedo per quale motivo un elettore dovrebbe scegliere questa nuova formazione politica abbandonando le altre per le quali già vota. Quale idea forte e innovativa contiene in sé, questo partito, tanto da poter richiamare consensi non più espressi e consensi da strappare ad altri?
Si può pensare che la costituzione di una macroregione prima e di una autonomia poi sia sufficiente. Io non la vedo così trainante. Mi viene in mente l’esperienza della Lega Nord che oltre un certo numero di consensi non è andata ( eppure faceva leva su interessanti, per loro, questioni territoriali ed economiche!): essa è diventata nient’altro che uno dei tanti partiti politici della scena italiana non riuscendo a cambiare più di tanto le cose. Penso anche al Partito dei pensionati: ha raccolto in tutta Italia ben 300.000 voti senza, con essi, riuscire ad eleggere un solo parlamentare! Il Partito per il Sud, poi, è andato ancora peggio. Allora chiedo: l’idea dell’Indipendenza basterebbe da sola? Sicuramente no, almeno in una prima fase (senza contare che essa potrebbe far gola a molte forze spurie presenti nel nostro territorio, forze spurie che sarebbe difficile fronteggiare senza una compagine veramente affiatata e dagli obiettivi certi).
Per come vedo che da noi (e forse ovunque) vengono affrontate le questioni anche squisitamente tecniche, concrete, per ogni idea di natura economica a sostegno dell’indipendenza ci sarebbe qualcuno pronto a portarne una contraria e a giurare sulla sua validità. La conseguenza sarebbe la confusione più totale nella testa delle gente comune (…che analisi proprie in un campo che gli è ostico non riesce a farne), proprio di quella gente chiamata a scegliere e votare. E forse, anche per questa via, la battaglia sarebbe persa. Il voler bruciare le tappe, credendo che i tempi siano maturi e/o che l’idea dell’indipendenza basti, potrebbe danneggiare l’immagine del Movimento e quanto esso ha finora costruito.
Se si vuole sfondare ci vuole qualcosa di innovativo e largamente condivisibile (questo non basterebbe a spostare tutto il potenziale elettorato dai partiti cui già è legato, però smuoverebbe sicuramente più di un qualcosa che è simile a ciò che già esiste). Si potrebbe tentare con un’idea forte …e l’unica che io vedo è quella di far sentire il meridionale non più tale, non più inferiore al settentrionale ma non solo per quello che egli potrebbe fare nel suo futuro (questo già glielo promettono tutti gli altri partiti presenti sulla scena) ma per quello che egli già è stato nel recente passato borbonico. Questo provocherebbe, a causa di un amor proprio risvegliato e contemporaneamente ferito dalla consapevolezza della verità storica, la nascita in esso di uno spirito di rivalsa culturale, morale, pratico (sociale, economico ecc ecc) nei confronti dei settentrionali di oggi; ma bisogna spiegargli, al meridionale d’oggi, cosa è stato nel passato borbonico. Solo allora egli sarebbe pronto a sostenere una formazione duosiciliana, meridionale, sud italica ( nomi buttati lì giusto per capirci) che si proponesse di dare voce alla sua indignazione e propugnasse la realizzazione di quelle innovazioni necessarie per dar corpo alla sua voglia di riscatto (banche, strutture varie e l’Autonomia). L’elettorato, poi, è diviso in varie fasce caratterizzate da interessi ed aspettative diverse: per l’elettore adulto, che ha la responsabilità di una famiglia, la concretezza è tutto (e questa gli va garantita, altrimenti non cambia partito) ma i giovani sono più facilmente indirizzabili e spostabili a maggior ragione se, quello che gli viene proposto, ha una valenza ideale e un potenziale di concretezza per il loro futuro. Mi sembra che l’idea duosiciliana abbia in sé queste due caratteristiche: è in grado di risvegliare l’amor proprio (quello per sé e per la propria Terra) e, per come si è realizzata la non voluta unificazione e per quello che ad essa è seguito, quella voglia di rivalsa che può far fare molte cose...
Ma questo richiede tempi lunghi necessari per preparare le masse e l’unico modo che io vedo per farlo è la riscoperta della Verità storica relativa al risorgimento del nord che comportò l’affossamento del sud (retrocedendo avanziamo, recitava il titolo che riassumeva un intervento del professor Zitara).
Si vuole fare, nel frattempo, il partito? Si vuole scommettere sulla capacità trascinante della sola idea indipendentista? Lo si faccia pure ma credo che esso servirebbe al massimo come ballon d’essai buono per saggiare la risposta del popolo meridionale (che ancora Popolo duosiciliano non è). Il partito, poi, cosa sarebbe? Non di destra né di sinistra, e a me sta bene. Né per la produzione – accumulo sfrenato e senza limiti di ricchezza né per un appiattimento generale di cui si sono già ampiamente visti i limiti. Una sorta, dunque, di liberal – socialismo costruito su basi cristiane (personalmente eviterei la nuova religione della laicità … rispetto al Cristianesimo e alle nostre radici, religione già diventata ortodossia che, tra l’altro, sembra non guardare di buon occhio chi si pone laicamente … rispetto ad essa). Esso dovrebbe difendere i diritti fondamentali dell’uomo, senza però innalzare steccati di sorta: questo li minaccia e questo no. I diritti sono minacciati da tutto ciò che è fatto, oltre misura, nel nome di interessi di parte, economici, culturali o politici che siano. Mi sembra, inoltre, che manchino dallo statuto due cose: l’attenzione rivolta ai bisogni dei più deboli ma anche un riferimento ad un corretto rapporto con l’ambiente col quale fisicamente e biologicamente di fatto interagiamo (evitando, però, ogni forma di integralismo). Un giusto equilibrio tra diverse istanze, dunque, tanto più facile da progettare quanto più si guardi agli errori, da non negare, posti in essere dalle forze/ideologie contrapposte che si sono finora fronteggiate, alternate, succedute al potere. Beh, anche questo potrebbe essere un’idea innovativa capace di funzionare, perciò, come valore aggiunto in grado di trainare altri consensi e altri elettori. Se proprio si vuole fare il partito (proposito per me prematuro) ci si deve ricordare che, per un déjà vu, nessuno cambia.
Futuro. |