Lettera a "il Mattino" del 25 marzo 2005. Gentile dottor Gargano, dinanzi ai gravi episodi legati al maltempo resto deluso e amareggiato. Mi domando se sia mai possibile che nel 2005 una situazione che dovrebbe rientrare nella normale ciclicit? stagionale rappresenti una calamit? per il nostro territorio, tanto da provocare morti, feriti, dispersi ed evacuazioni. Non stiamo parlando di tsunami, terremoto o eruzione. Stiamo parlando di pioggia, copiosa e abbondante, ma pur sempre pioggia. Tutti abbiamo impressa nella mente la tragedia che colp? Sarno e paesi limitrofi, e sapere che nulla ? cambiato suscita non poca rabbia pensando a quegli italiani che da questa Italia sono stati dimenticati. Nino D'angelo, uno dei difensori della musica in lingua napoletana, scrisse una canzone bellissima, ?'A muntagna ? caduta?, in cui tra l'altro dice: ?Colpevoli nun ce ne stanno quanno nun s? nisciuno?. E i colpevoli di quella immane tragedia non furono individuati, alla stessa stregua dei responsabili del gravissimo stato di dissesto idrogeologico. Eppure esistono i comuni, le province, le regioni, il governo, i vigili del fuoco e abbiamo a disposizione geologi e ingegneri tra i migliori al mondo; nonostante tutto ci? la pioggia qui da noi diventa ancora assassina. Con la mente torno al periodo borbonico, quando esisteva un governo che amava e proteggeva il popolo meridionale; tra i primi interventi di Carlo di Borbone ci fu proprio la messa in sicurezza del territorio con la realizzazione dei Regi Lagni e intensi interventi di rimboschimento. Da allora, nulla ? stato fatto, e i cittadini di Quindici, di Sarno, e di tante altre localit? del Sud devono vedersi protetti da opere che da 144 anni sono state totalmente abbandonate. Tornando al dissesto idrogeologico, non avendo idea di chi possano essere i responsabili, posso semplicemente augurarmi che queste persone si adoperino per porre termine a una situazione incresciosa, dando priorit? a interventi atti a preservare la tranquillit? e la vita di migliaia di cittadini che hanno la sola colpa di essere "nisciuno". Lorenzo Degl'Innocenti, San Sebastiano al Vesuvio. L'amabile ingegnere Degl'Innocenti riesce a ricavare da ogni tipo di notizia un argomento a favore dei Borbone. Detto che sui Regi Lagni del buon re Carlo ha ragione, lo inviterei a rileggere qualche coeva testimonianza sullo stato del Sud in quel periodo. Per quanto riguarda le province, va bene uno qualsiasi dei resoconti dopo il terremoto di fine '700 in Calabria. Per la citt?, ?La miseria in Napoli? di Jesse White Mario: la descrizione di una povert? da primato europeo. La patriota inglese scrisse nel 1876, tre lustri dopo l'Unit?. Ci? significa che i Savoia fecero meno di niente, ma pure che i Borbone avevano lasciato il popolo in condizioni disastrose. Pietro Gargano |