“Con pochi soldi è tanta buona volontà, questo direttore ha dimostrato di essere un buon intenditore e soprattutto uno dei migliori nel suo mestiere” Spesso questa frase si riporta quando una compagine di provincia ottiene buoni risultati calcistici. Se avessi il danaro a sufficienza non avrei problemi ad allestire una buona compagine, metterei a stipendio tante buone “penne”, così potremmo dare alla causa duosiciliana il giusto tributo e frenare la lingua e quel cattivo sangue che ogni tanto schizza fuori per chissà quali inspiegabili motivi, quel immotivato j’accuse contro chi si spacca la mente ed il cuore per l’impresa. Contrattualizzerei i nostri disoccupati per dimostrazioni e cortei, togliendoli dalla strada e dalla manovalanza camorristica, risolvendo l’atavico problema della militanza . Metterei un premio in danaro oltre che uno stipendio fisso, a chi rappresentandoci nel mondo , si facesse onore e si accollasse gli oneri del tenere alto il ricordo , la bandiera e soprattutto il progetto del movimento, smettendo così di dare spazio e considerazione a chi viene esortato alla bisogna, a chi scambia la comprensione per sottomissione,l’educazione per stupidità e la disponibilità per compromesso. Con questi presupposti si potrebbe fare il “partito”, un giornale, una vera azione di movimento. Se avessi i soldi. Ma purtroppo i soldi non ci sono e si deve lavorare con quello che il buon Dio ci regala ed io non sono quel buon "direttore” che serve all'impresa . Vorrei dimettermi dalle Due Sicilie “Si ma chi te l’ha chiesto?” Immagino già il commento di chi in questi anni a mal sopportato e poco gioito per qualche buona cosa fatta, le stesse persone che senza un motivo logico mi hanno accusato di essere un “folle” , un “duce”, gli stessi che hanno offeso i miei figli, la mia donna, non quelli che consideravo miei “nemici” ma quelli che “mangiano lo stesso pane”, quelli che sei anni orsono consideravo i miei commilitoni, i miei compagni di avventura, rivelatisi meschini, ipocriti, bassi e sleali, gentaglia travestita da sudisti ma in realtà falliti alla ricerca di una dimensione che mai potranno trovare. A me non l’ha chiesto nessuno, ho sentito il forte dovere di darmi da fare, il dovere di esserci, a fare da guardia ad una fede.Il dovere verso una Patria spezzata, tagliata, bruciata. Ho sentito un forte fortissimo senso del dovere. Mi sono ritrovato in un mondo di nani e ballerine, gente che si pavoneggia del niente. Con personaggi al limite della paradia, Pierrot alla ricerca di se stessi, con le loro regole e i loro “paletti”, che si riempiono la bocca di frasi anacronistiche e storie che non gli appartengono. Vorrei lasciare, per stanchezza e delusione, non lo farò, perché amo troppo la mia Terra, la mia Storia. Non lo farò, perché pensando ai vari amici, a Luca, a Lorenzo, a Gennaro, a Pino, Alessandro,Pasquale , Mario, Stefano , Nicola, Peppe, Cristiano ed i tanti e tanti altri amici che ho incontrato lungo la strada delle Due Sicilie, mi vergognerei e non poco a farlo. Commetterò gli stessi errori di sempre, credere fortemente a chi si avvicina al movimento ed all’idea a Sud, credendo in loro come credo in me stesso, nella speranza di allestire una grande invincibile armata, accusando di tanto in tanto delusioni, mortificazioni e scottature,fra "presidenti del menga"della prima ora e pusillanime dediti alla politica degli annunci,sopportando chi parla oggi di indipendenza e partiti del sud . Resistere , raccontare e resistere. In compagnia di Gerardo Satriano aspettando l’arrivo dell’esercito duosiciliano. Nel deserto dei tartari in attesa del nemico ma con occhi vigili verso chi ti sta vicino. Con Vladimiro ed Estragone aspettando il nostro Godot. De christen Forza e onore |