PROCESSO A GARIBALDI
Gennaro De Crescenzo (accusa)
Tribunale di Napoli, 13 aprile 2002
«Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili. Ho la coscienza di non aver fatto del male. Nonostante ciò, non rifarei la via dell’Italia Meridionale, temendo di essere preso a sassate,
essendosi là cagionato solo squallore e suscitato solo odio» (lettera di Giuseppe Garibaldi ad Adelaide Caroli)
Questo processo è attuale e necessario.
E'
sempre più urgente, infatti, nell'ottica di una ricostruzione di tutta
la nostra identità nazionale, una vera e propria riscrittura di tutti
gli anni che hanno accompagnato la nascita dell'Italia. Senza retorica e
senza mistificazioni, questi anni vanno riletti con la serenità e
l'obiettività di altre fonti e altre notizie spesso trascurate o
cancellate dalla storiografia ufficiale. Non ? più il tempo dei
Garibaldi intoccabili delle figurine o degli sceneggiati televisivi
"alti belli biondi e con gli occhi azzurri": vista la crisi di questa
storia e visti i nuovi studi venuti alla luce in questi anni, bisogna
raccontare, soprattutto ai nostri ragazzi, anche le verità più scomode
per rientrare in possesso della nostra memoria storica di napoletani,
meridionali e italiani...
Non ? pi? il tempo di parole, idee,
ideologie, illuminismi o risorgimentalismi di ieri e di oggi: altro che
chiacchiere e parole retoriche: qui, e dopo 140 anni mi pare pure un
poco opportuno, si parla di soldi rubati e soldi saccheggiati, altro che
Pisacane o Mazzini, qui si parla di popoli massacrati, di paesi
devastati, di milioni e milioni di meridionali deportati su navi verso i
paesi più sperduti del mondo dall'America alla Nuova Zelanda (come dire
la luna oggi); e le navi, i treni, le auto o gli aerei continuano a
portare i nostri emigranti dappertutto, purtroppo. E senza alternative: o
Garibaldi fece l'Italia unita con tutte le sue responsabilità e con
tutte queste conseguenze ancora vive sulla nostra pelle o non si capisce
perché ne parliamo ancora...
Altro che romanticismi e
sentimentalismi, altro che borghesie illuminate e popoli in catene, qui
si parla di un popolo che esattamente come nel 1799 si ribellò e fu
massacrato (60.000 le vittime napoletane durante la famosa Repubblica
Napoletana) prima dagli invasori francesi-giacobini e poi da quelli
piemontesi (centinaia di migliaia le vittime tra i cosiddetti
"briganti"): ma quale "libertà e fratellanza", quale spirito patriottico
e quali "fratelli d'Italia" se vennero a massacrarci in casa nostra?
E Garibaldi c'entra, c'entra in pieno se tutto questo si verifica (per caso?) dal giorno dopo il suo arrivo nella nostra terra.
Soprattutto
in considerazione del fatto che, volenti o nolenti, ci si avvia verso
europeizzazioni e globalizzazioni culturali ed economiche sempre pi?
diffuse, occorre ritrovare e valorizzare le nostre radici senza
complessi di inferiorità e senza timori. Di qui l'inevitabile e logica
rilettura di tutta la storia del Sud dei Borbone e il successo che
manifestazioni, convegni o pubblicazioni hanno riscosso negli ultimi
anni con la ricostruzione di un orgoglio meridionale che non può non
passare anche attraverso i primati pre-unitari (dalla famosa prima
ferrovia italiana, alla prima fabbrica metalmeccanica d'Italia, dal
primo cantiere a Castellammare al primo teatro con il San Carlo, dalla
pi? grande flotta mercantile d'Italia ai primi scavi archeologici del
mondo, dal più alto numero di strutture per l'assistenza sociale alla
pi? bassa percentuale di mortalità infantile...), con la necessaria
ricostruzione di un orgoglio meridionale che pu? passare anche
attraverso lo smantellamento di false storie e falsi eroi.
Documenti
o, meglio, prove alla mano, Garibaldi va riletto o, meglio,
"processato" proprio per la falsità del suo eroismo (frutto magari della
corruzione degli ufficiali borbonici anche grazie all'oro della
massoneria inglese, come lo stesso affondamento della nave di Nievo
sembra dimostrare); va "processato" per l'immoralità del suo
comportamento (invase senza alcuna dichiarazione di guerra un regno
pacifico, nel suo nome furono compiuti massacri come quello siciliano di
Bronte, si dimostrò totalmente incapace di governare portando Napoli
nell'anarchia o, peggio, saccheggiando la città e il Banco di Napoli);
va "processato" per i danni morali e materiali subiti dal Sud (con lui
finì il tempo dei primati borbonici e inizi? una "questione meridionale"
prima sconosciuta e tuttora irrisolta; subito dopo di lui iniziarono,
come già detto, i massacri dei cosiddetti "briganti"; subito dopo di lui
si verifica quel tragico e nuovo fenomeno dell'emigrazione dal Sud
verso il resto del mondo; da Garibaldi in poi parte la colonizzazione
culturale ed economica delle nostre terre).
Lui stesso, del
resto, dopo qualche anno, viste le conseguenze subite dal Mezzogiorno
d'Italia, considerò un fallimento la sua "missione".
Non
possiamo, però, assolverlo in alcun modo: o era consapevole di ciò che
faceva e tutt'altro che in buona fede o, se non lo era, ha procurato al
Sud tanti e tali danni, con conseguenze ancora così gravi e attuali da
essere condannabile anche se "incapace di intendere e di volere".
C’è?
solo da augurarsi, in caso di una giusta e tardiva condanna, che tutti i
paesi almeno del Sud Italia inizino a cambiare i tanti (troppi) nomi di
piazze, strade e scuole dedicate a Garibaldi nel nome della verità
storica finalmente ritrovata.
Prima di passare la parola agli
altri rappresentanti dell'accusa, vorrei consegnare al Collegio
giudicante una serie di documenti che possono essere utili per
dimostrare la colpevolezza dell'imputato.
copia di intervista
rilasciata dal discendente di Ippolito Nievo (Stanislao, scrittore e
storico) al quotidiano Cronache di Napoli: a testimonianza del fatto che
il piroscafo Ercole, partito da Palermo il 4 marzo 1861, fu affondato
da un attentato con 78 persone a bordo compreso il Nievo, custode di
tutte le carte della "spedizione dei mille" e delle successive
operazioni militari (le carte avrebbero dimostrato "la corruzione di
molti ufficiali borbonici, furti e soprusi")
Copia della
relazione dell'ammiraglio inglese Mundy che dimostra il totale
coinvolgimento inglese nelle operazioni garibaldine e la falsità del
plebiscito che annetteva il Regno delle Due Sicilie all'Italia
(votarono, e pi? volte, stranieri, donne, bambini, garibaldini ecc., in
un paese già controllato dall'esercito, dalla camorra -il voto era
palese- e sconvolto dalle prime sommosse popolari)
A dimostrazione del dissenso popolare verso l'unificazione:
a)dichiarazioni
del capitano garibaldino Forbes secondo il quale "Non una sola casa di
Palermo era disponibile ad accogliere feriti garibadini"; di Luigi Carlo
Farini per il quale: "nel novembre del 1860 non erano più di 100 i
sostenitori della causa garibaldina"
b) dichiarazioni di
D'Azeglio (lo stesso che aveva definito Garibaldi "una nullità assoluta
come intelligenza") secondo il quale "non abbiamo diritto di tirare
fucilate su altri italiani che non ci vogliono"
c) Successivi
bandi e decreti di Cialdini e Fumel che dimostrano le atrocità commesse
dall'esercito piemontese nella cosiddetta "guerra al brigantaggio" che
cost? la vita a diverse centinaia di migliaia di meridionali
Tabelle
di Francesco Saverio Nitti dalle quali si rileva, tra l'altro, che dei
668 milioni di lire-oro di tutte le casse italiane messe insieme prima
dell'unità, 443 milioni di lire-oro erano del Regno delle Due Sicilie
Tabelle
ricavate dal censimento italiano del 1861 a testimonianza, a confronto
tra gli stati italiani, dell'alta percentuale di occupati nelle
industrie meridionali prima dell'unificazione
Quadro riepilogativo delle tasse pagate al Sud durante il governo borbonico e con il nuovo governo (sette volte maggiori)
2
cronache del tempo che testimoniano l'anarchia nella quale era caduta
la città di Napoli e le collusioni tra il nuovo stato italiano e la
camorra che organizzò anche l'entrata a Napoli di Garibaldi
Copia
dell'intervento del deputato Petruccelli Della Gattina nel Parlamento
di Torino che testimonia i soprusi subiti dalla Chiesa in quegli anni:
oltre alle confische e a i sequestri di terre e proprietà rivendute poi a
caro prezzo dai nuovi governanti, solo nel 1862 risultava che su 65
vescovi delle province meridionali 54 erano stati messi "al bando dalla
legge"
Copia della relazione del segretariato generale delle
finanze napoletane con i conti del Banco di Napoli nel periodo della
dittatura garibaldina: "al 27 agosto 1860 risultavano 19.316.295 ducati;
al 27 settembre 7.900.115 ducati", diventati addirittura circa 6
milioni al 2 aprile
Copia di cronaca dell'epoca con indicazione
di sperperi effettuati durante il periodo della dittatura ("un sol
ministro tolse per s? 72.000 ducati")
Copia-interventi di
Petruccelli Della Gattina e di Pasquale Villari su sperperi garibaldini:
"andando di questo passo le pensioni finiranno per mangiarsi le rendite
dello stato"; "un tale Pier Silvestro Leopardi per 17 giorni di
incarico presso Carlo Alberto nel 1848 ebbe una pensione di franchi
12.000 all'anno: ? convinto che con questa missione fece l'Italia per
tre quarti"
Cronaca del tempo sullo scandalo delle tangenti
legate alla concessione delle strade ferrate alla società Lemmi e Adami
da parte del ministero Garibaldi-Cavour
Cronaca del tempo sullo
scandalo di "un milione e quattrocentomila ducati prelevati dal
Garibaldi dalle casse siciliane senza darne conto"
Cronaca di
Jasper Ridley sulle rendite di Garibaldi: pensione dei Mille, pensione
da generale, 100.000 lire all'anno per il Dono Nazionale del 1874, 227
lire al giorno
Copia di lettera del vice-console piemontese
Astengo sugli sperperi "indescrivibili" ("furono distribuiti all'armata
di Garibaldi che non arriva a 20.000 uomini 60.000 cappotti eppure la
gran parte dei garibaldini non ha cappotti..." ) e sui rapporti tra
ministri garibaldini e camorra
Copia di lettera del generale
ungherese Cupa su saccheggi dei banchi napoletani: "Dai computi fatti
nel tempo che tenne la dittatura Garibaldi si ? speso per
l'amministrazione dello stato più di 150 milioni di franchi e le casse
sono vuote: Garibaldi ordinò che si intimasse ai banchieri che si
somministrasse denaro sotto minaccia di fucilazione"
Copia del decreto col quale si "annette alla flotta italiana tutta la flotta del Regno di Napoli"
Copia
di cronaca del tempo che testimonia l'anarchia nella capitale: soldati e
impiegati disoccupati, scioperi, rivolte e proteste conseguenti,
fallimenti di negozi e fabbriche "e da Torino s'incominciava a
provvedere Napoli di tutto, dalle vesti alle calzature dei soldati...
sin la carta...sin le panche di legno per le pubbliche scuole...sin le
pietre a costruire le orinaie della città... e anche gli impiegati erano
spediti da Torino..."
Copia di cronaca del tempo che testimonia
saccheggi, furti e devastazioni delle regge borboniche ("le argenterie
delle reali mense furono pubblicamente vendute, sin gli utensili da
cucina furon trasportati in Torino...") e delle chiese; la chiusura di
scuole, licei, collegi, accademie e istituti religiosi e di assistenza
sociale
Copia del carteggio conservato presso l'Archivio del
Banco di Napoli e relativo ad un prestito di 200.000 lire (circa due
miliardi attuali) al figlio di Garibaldi Menotti, giustificato da
Garibaldi stesso e mai restituito...
Copia di lettera dell'epoca
che descrive la situazione di Napoli qualche anno dopo Garibaldi: "Il
popolo manca di lavoro, di pane, di speranza. Anche a Napoli si ? avuto
uno spettacolo pietoso: arrivava una carovana ininterrotta di contadini
delle Calabrie, della Basilicata e del Cilento che venivano per
emigrare. Li hanno descritti pallidi, disfatti, con l'aspetto della più
crudele miseria. Già una quantità di operai cacciati dagli arsenali e
dai cantieri sono partiti per l'Egitto e dalla Sicilia a Tunisi, a
Tripoli, ad Algeri. Molti cercano nel porto di Genova di imbarcarsi per
l'America meridionale... Ma come ? accaduto che gli abitanti delle Due
Sicilie, il popolo meno fatto prima per lasciare la sua patria, se non
per viaggiare, siano spinti ora da questa furia di emigrazione?"
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