Il sito di Carditello è uno dei tanti pezzi della nostra storia che è a grave rischio. Il genocidio culturale è una realtà che ha colpito il meridione, un operazione pianificata tesa ad eliminare la dignità di un popolo. Il sistema per annientare la vitalità di un gruppo umano si basa essenzialmente nel fare tabula rasa rispetto ai valori specifici della comunità, nell'azzerare le memorie sostituendole con astratti e vuoti principi estranei al tessuto culturale autoctono. In questo senso la distruzione fisica s'accompagna a quella spirituale in una spirale da Pol Pot o da Caeusescu. Carditello deve sopravvivere ad ogni costo ed una soluzione urge. Per questo bisogna agire in fretta prima che il sistema attui qualche piano perverso di natura orwelliana. Se non ci sono garanzie per acquirenti del sito storico si facciano proposte serie ma nemmeno rinunciatarie. Una possibile uscita dall'impasse potrebbe essere la chiamata in causa del FAI, fondazione benemerita che è riuscita a salvare molte delle opere d'arte a rischio in Italia. La cessione a questo organismo sarebbe una garanzia di preservazione della struttura ma anche di ripristino del sito che oramai langue in un declino inglorioso. La posizione di serietà del FAI sarebbe una garanzia di salvaguardia anche se si attribuirebbe una ricchezza del popolo campano e meridionale ad una fondazione che è privata. Ma certamente la regione Campania con l'attuale stato delle cose non offrirebbe le dovute guarentigie per la tenuta di Carditello. Occorre quindi battersi con realismo e convinzione per questa alternativa alla svendita del sito ad acquirenti poco affidabili dal punto di vista della conservazione del patrimonio etnico, storico e culturale. Pasquale Costagliola
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