Di Pasquale Costagliola In Francia mentre si riaccendono i fuochi della rivolta razziale nelle periferie, nei cenacoli e sulla stampa si estende il dibattito sulla previsione normativa che sancisce penalmente qualsiasi critica al genocidio degli armeni. Così alla punizione del revisionismo sulla Shoa s’aggiunge quello delle persecuzioni turche. Una situazione che ha sollevato dubbi in alcuni studiosi ed opinionisti, per il rischio di “giudizializzare” la storia ma soprattutto per i risvolti diplomatici che l’adesione della Turchia all’Unione Europea comporta. Al di là delle contingenze politiche attuali, in effetti in tutta Europa sta montando una sovrastruttura giuridica che entra prepotentemente nelle vicende storiche e che lascia vittime sulla sua strada, basti pensare a Paul Rassinier o a David Irving scrittori che mettevano sotto critica l’olocausto e che sono incappati in guai giudiziari. Ma questa attenzione al cortile del vicino da parte della repubblica transalpina, se i turchi possono considerarsi vicini, impedisce di vedere il proprio uscio di casa. In Francia vi è stato un genocidio programmato del popolo vandeano, con più di 600.000 morti, senza contare le vittime della Bretagna. Un massacro fatto dalla repubblica in nome degli immortali principi che dovrebbe meritare uguale tutela giudiziaria e che necessita di condanne dei possibili revisionismi illuministici che lo mettessero in dubbio. Perché i morti dell’Ovest francese, periti per mano dei bleus di Robespierre o della guardia napoleonica, non possono aspirare alla tutela di una memoria imperitura ed alla condanna di un esecrabile massacro? Sulla stessa scia dovrebbe inserirsi una pari condizione di riscoperta e salvaguardia giuridica del genocidio del popolo meridionale. Nell’Italia del risorgimento in nome degli stessi principi di fratellanza si consumò la strage dei cafoni. Ebbene , abbiamo il coraggio di dirlo e denunciarlo, richiedendo gli strumenti giuridici che altri hanno preteso. Il nostro popolo è stato distrutto, i nostri morti sono tanti e non sono da meno le sevizie subite dai civili inermi. In quest’epoca di pentimenti, ovvero repetance, dove dai pellerossa ai curdi, passando per gli israeliti, tutti hanno avuto diritto al loro momento di memoria, perché non dovrebbero avere spazio le vittime della furia giacobina del 1789 e dei morti delle Due Sicilie? La contabilità macabra non fa difetto alla nostra “fattispecie” e visto che esiste una norma che sanziona i revisionismi applichiamola a tutto campo contro i fautori dei massacri democratici come i nostrani intellettualoidi che festeggiano il decennio francese. Pasquale Costagliola |