Ho letto la tua ultima lettera, caro Dechristen. Sono della tua stessa idea, per quel che può servire il mio parere. Alcuni di voi sanno già come la penso, anche se non è gran cosa, sulla necessità di formare un gruppo politico compatto, ed anche sull’urgenza di rappresentare il territorio secondo una visione che restituisca dignità ed orgoglio ad una Patria martoriata, annientata. Necessita. Ma le problematiche di questa terra si sa sono montagne di spine e tanta munnezza voluta. C’è qualcosa di profondamente angosciante che va oltre i finanziamenti al Movimento che purtroppo non ci sono. Forse una motivazione autentica all’azione nasce quando s’intravede una prospettiva che va oltre il progetto, prima del progetto, quando la si vede nella carne della nostra gente, la nostra carne. Poi, il progetto politico vero la traduce, la interpreta, la rappresenta. I soldi non ci sono per fare politica, ma non si riescono forse ad intravedere neanche le condizioni per raccoglierli. Oltre che di conseguenza, forse la capacità stessa di attrarli? O meglio, il progetto all’azione manca se la nostra percezione sono la lontananza e la diversità dalla stragrande maggioranza dei nostri compatrioti. Giustamente, rileggendo la storia com’ è stata, dall’unità d’Italia ad oggi, tu ipotizzi che nel caso in cui gli invasori liberassero il territorio delle Due Sicilie, dovremmo essere già pronti a riappropriarci della terra, evitando di lasciare tutto nelle mani di banditi e truffatori senza scrupoli. Ma siamo già nelle mani di banditi e truffatori senza scrupoli. Credo che nessun invasore abbandonerà mai il territorio Duosiciliano, non converrà mai restituirlo. Inoltre è ormai l’Italia stessa prossima futura, candidata ad essere il nuovo Sud pezzente dell’Europa Unita. In un’Europa Unita, l’Italia del Nord, ormai sofferente e frustrata rispetto alle proprie aspettative, userà come finta causa e capro espiatorio del proprio malessere lo stesso Sud Italia, che ancor peggio di oggi, sarà sempre di più finta zavorra, ma in realtà rinnovato serbatoio di voti per lobby e traffici agevolati con l’Asia e l’Est Europa. In realtà il Sud Italia è candidato ad essere rinnovata medicina per il Nord Italia ammalato. Grande paradosso, ma esiste una questione settentrionale che pare sia la vera questione italiana ora. Ha dell’incredibile. Il Sud Italia quindi come zona di temporaneo immagazzinamento, passaggio di merci e manovalanza, tutto a basso costo. Inoltre l’Africa vicina ed i continui sbarchi sono intesi come risorsa infinita ed espediente per stabilire sempre più al ribasso il costo del lavoro. Oltre che ingigantire e moltiplicare caporalati per sub-appalti a prezzi imbattibili e rinforzare i sindacati con nuovi eserciti di disperati votanti. Il Nord Italia con Roma capitale, più che mai come bacino invalicabile per controllare al ribasso le nostre disastrate economie e la nostra terra. Nord Italia come nostra unica garanzia per residui scambi internazionali. Nuovamente Nord Italia e le sue lobby come unico vero beneficiario; lobby fatte anche da sparute gangs nostrane per il controllo incontrastato del territorio meridionale italiano. Una manna per mafie e vecchia mai nuova politica, ma ulteriore rovina per noi meridionali, condannati ad essere sempre più inferiori e sudditi. Sempre più schiavi ed abbrutiti, sempre più disprezzati. Sempre più costretti ad emigrare, a trovare nuove patrie. Sempre più terra di residui. Terra di spazzature. Credo che la problematica vera per l’azione politica sia come rendere visibile tutto questo, anche in modo eclatante, preannunciando e diffondendo i grandi inganni prossimi futuri a costo di sembrare profeti di sventura. Se noi cominciassimo ad essere politicamente presenti, sarebbe da dire che: come popolo siamo in queste condizioni anche per non voler scegliere oggi di essere artefici della nostra identità, della nostra storia, della nostra politica. Siamo così anche per non voler essere oggi un popolo libero, indipendente. Certamente libero anche di sbagliare come tutti, ma connesso direttamente alle grandi realtà che l’orrenda globalizzazione ci impone, ma che invece, da protagonisti sul piano internazionale, la si potrebbe esorcizzare progressivamente a favore e di tutto il popolo Delle Nuove Due Sicilie. Penso che i Neoborbonici sono un marchio di garanzia, per la battaglia che da anni fanno per il recupero della vera identità Duosiciliana, e se volete anche, con minori implicazioni storico-politiche, del popolo Italo Mediterraneo. I Neoborbonici dovranno comunque continuare a restituire la verità, la dignità, l’orgoglio, la fede. Il lavoro è lento, ma produce effetti positivi e già visibili, piano, piano, ci vuole pazienza, è una battaglia lunga, in attesa che i tempi maturino definitivamente. Lo so, ci vuole tempo, ma ora il gruppo politico, se nascente, deve mantenere l’identità dei Neoborbonici. Anch’io lo penso. Poi in futuro si vedrà, se saremo tutti d’accordo nel modificare la strategia politica. Ma ora è molto presto. Dovremmo, però, far capire ai nostri compatrioti, oltre che a noi stessi, che oggi, al contrario di ieri, siamo fondamentalmente vittime di noi stessi. Della nostra stessa inerzia, della nostra rassegnazione, della nostra poca lucidità, della nostra frustrazione, dell’essere facilmente condizionabili, ma anche della nostra strafottenza e spesso malafede e mancanza di rispetto per l’altro. Vittime soprattutto del nostro peggiore egoismo e protagonismo senza una visione politica di largo respiro. A volte siamo vittime dei nostri stessi luoghi comuni. Il nostro stesso folclore, la nostra splendida cultura spesso rema contro e ci imbarbarisce, imbarbarendosi anch’essa. So di toccare cose care e preziose, ma abbiate pazienza, non condannatemi subito. Faccio un esempio: Basta ca ce sta 'o sole, ca c'è rimasto 'o mare, na nénna a core a core, na canzone pe' cantá...
Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto... chi ha dato, ha dato, ha dato... scurdámmoce 'o ppassato, simmo 'e Napule paisá!... Sono napoletano, ma dico che oggi questo pensiero è orribile, dannoso, quanto straordinariamente poetico ed amaro se lo riportiamo ai disastri di guerra ed alla voglia di vivere, qualunque sia la pena. Ma dimenticare il passato è deleterio, oggi inaccettabile, le proprie origini poi, follia. Il passato ci serve per essere noi stessi, per essere migliori, specie se sappiamo o scopriamo di essere niente, scopriremmo che niente non siamo. Serve per sapere chi siamo oggi. Noi non siamo pezzenti, come vogliono farci credere. Non serve essere degli storici, ma un minimo di richiamo in difesa di una nostra memoria ci vuole. Altrimenti è la barbarie irreversibile. Mi direte che questa strofa venne scritta per dare anche il sentimento del perdono, oppure, più chiaramente, per spingere a dimenticare e trasformare le sofferenze e la nostalgia. Ma non so se ci fa bene. Tutt’altro. Potremmo pensare alla salute forse si, ma si dovrebbe essere un essere libero in mezzo ad esseri liberi o davvero libero e realizzato per beneficiarne, altrimenti si resta un rassegnato che si ammala comunque o forse di più, vive male, viene sfruttato e si imbarbarisce dentro. Lo so, sembro esagerato e un po’ mi faccio simpatia da solo pensando a questa cosa. Mi direte che è solamente una bella canzone, ma non trovate ci sia qualcosa di inquietante se la cantassimo ancora oggi? Anche la nostra caratteristica più connotante, l’ironia, segnale di grande intelligenza, finisce per essere deleteria se praticata senza freni ed in maniera costante. Onnicomprensiva. Molto spesso nei miei compatrioti vedo una repulsione a voler sapere le nostre origini, neanche tanto remote. Parlo dell’unità d’Italia che ancora ci opprime. Per tanti sembrano solo percorsi inattuali, trascorsi e lontani da noi, che non servono oggi. Per altri, gli unitari convinti, sono addirittura principi inviolabili. Per tutti non si vuol vedere la causa, ma solo gli effetti dello sfacelo contemporaneo; quelli si, sono visibili. Ma bisogna insistere, per superare quel lavaggio del cervello che quotidianamente esercita la politica nazionale, il calcio, il “made in Italy, la Ferrari, la moda e chi ne ha più ne metta. Un carrozzone di ingredienti che a malapena ci sfiorano e male, ma che normalmente ci fanno da oppio alle nostre miserie quotidiane. Da qualche parte ho letto che gli italiani giovani più nazionalisti sono i meridionali. Se così è dura per noi Neoborbonici. La nostra splendida filosofia di vita, Napoli, tante e tante volte elogiata, serve ormai se si fosse abitanti di un paradiso, come erano paradisi una volta le nostre terre. Oggi è l’inferno e dobbiamo rivedere alcune cose di questa filosofia comune, aggiornarla, che così com’è ci spinge solo a galleggiare sulla superficie dei problemi, generandone di nuovi e più mostruosi. Altrimenti l’aggiornamento lo fa la mafia, la camorra, che fagocitano il cervello dei ragazzini imponendo i modelli “vincenti”. Così è dura per noi Neoborbonici, e non solo per noi. Se si parla di politica da noi, molto spesso prevale un unico sentimento, la rassegnazione e la sudditanza inevitabile. Si dice: “ E che vuo’ fa’, piens a salut, non c’ pensà ”. Daccordissimo, la salute è tutto, se manca è l’inizio della fine. Però, non si può concludere sempre in questo modo, evasivo, superficiale, vinto, … divertente. Divertente? Mica tanto. Così tutti i nostri denigratori potranno considerarci sempre più dei guitti che parlano e fanno ridere ma non concludono un beneamato cavolo cappuccio. Ma amma pazià semp ! LUMIERE neo.lumiere@email.it
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