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Angelo Manna PDF Stampa E-mail

dal sito "Amici di Angelo Manna"

Angelo Manna nacque ad Acerra l? 8 giugno del 1935 da Raffaele e Fulvia Montano. I primi passi li mosse a Roma, dove il Pap? ricopriva un importante incarico ministeriale. Non tard? molto a mettere in mostra la sua spiccata personalit?, il modo tutto suo di vivere fuori dagli schemi. Infatti, a poco meno di 8 anni, d?iniziativa e senza alcuna specifica preparazione, nella Parrocchia sotto casa si present? all?Altare per assumere la Prima Comunione. La mamma, pia donna, si convinse che Angelo non si fosse macchiato di sacrilegio, solo quando il Parroco di Via Albalonga, tranquillizzandola, le spieg? che mai, come in quell? occasione, ci fu in un bambino tanto trasporto e tanto desiderio ad accostarsi al sacramento della Comunione... trasporto per? ? andato via via affievolendosi. Angelo non ? stato mai molto praticante specie per un cattivo rapporto con i preti, anche se tra i suoi migliori amici ha annoverato Padre De Cicco, suo insegnante di religione al liceo e Don Ciccio Perrotta, dai lui qualificato "prete santo" .

Nel 1948 il pap? lasci? il Ministero, e quindi Roma, per la direzione generale del Banco di Napoli. Il giovane Angelo si trasfer? ad Acerra, dove prese a frequentare le scuole locali. Ben presto divenne l?allievo prediletto delle Signorine Giulietta e Argia, due zitellone preparatissime e rigorosissime,insegnanti di materie letterarie che ebbero grande influenza sulla sua preparazione umanistica. Forte di tale preparazione affront? con successo il liceo classico a Napoli, il Vittorio Emanuele II - ironia della sorte - dove per? ben presto cominci? ad avere problemi per la ?cattiva condotta?. Insofferente alle prese di posizione immotivate dei professori, del preside, contestatore della prima ora, era ben presto assurto di fatto ad una specie di rappresentante di classe "ante litteram". Era considerato ? e non a torto ? il personaggio che in classe faceva opinione, che riusciva a coagulare attorno a s? il consenso dei compagni, di classe e non,sugli

scioperi, sui movimenti di piazza, sugli atteggiamenti da assumere, per cui ben presto divent? l'elemento da isolare, il bersaglio da abbattere. Le sospensioni dalle lezioni cominciarono a fioccare con regolarit?, culminando poi nella mancata ammissione agli esami di maturit? per il cattivo voto in condotta e nell?espulsione da tutte le scuole della Repubblica (erano davvero altri tempi!). Solo presentandosi da privatista riusc? a superare, peraltro brillantemente, l?esame di maturit? e si iscrisse alla Facolt? di Giurisprudenza dove segu? un corso di laurea regolare riportando tra l?altro, coerentemente col suo personaggio, la massima votazione in alcuni esami, alternato a qualche 18 a maggioranza. Terminato il corso di studi ufficiali ? gli altri verso i quali si sentiva sempre pi? attratto sono proseguiti fino all?ultimo - volle provare a fare il giornalista.

Fu assunto nel 1960 al "Mattino" - quello di Ansaldo, soleva ripetere - dove ben presto si segnal? per le sue doti non comuni : una cultura profonda ed una invidiabile facilit? di esposizione.

Erano gli anni in cui mise su famiglia, scriveva, componeva musica al pianoforte, che suonava benissimo ad orecchio, era pienamente impegnato in vari campi. Appassionato di arte e di musica - suo continuo cruccio ? stato quello di non essersi iscritto al Conservatorio - era corteggiato in tutti gli ambienti. Si muoveva con estrema padronanza in qualsiasi contesto, essendosi formato alla scuola del "marciapiedi" e dei salotti eleganti, praticando disinvoltamente i vicoli lerci di una Napoli decadente e gli splendidi musei e le biblioteche di una ex Capitale, i quartieri-ghetto e quelli residenziali. In redazione, a detta dei responsabili, era capace di svolgere in poco tempo il lavoro che impegnava i suoi colleghi per un?intera giornata. Era una persona che ragionava di testa sua e, quindi, difficilmente influenzabile. Insofferente per natura a qualsiasi forma di inquadramento in schemi precostituiti, ben presto ebbe vita difficile nell?ambiente di lavoro.

Licenziato da "Il Mattino" una prima volta e poi reintegrato per ordine del Giudice, fu licenziato una seconda volta nel ?79 con la motivazione di "un chiaro dissenso alla linea politica del giornale". La verit? ? che oramai era diventato un personaggio scomodo per tutti. Senza peli sulla lingua, come suo costume, attraverso un?emittente privata, nella sua trasmissione "Il Tormentone", si pose in una posizione di forte contrasto con la propriet? del Mattino, la milanese Edime di Rizzoli e col direttore Responsabile Ciuni. Era il tempo in cui venivano resi noti i nominativi degli appartenenti alla Loggia massonica P2, tra i quali, appunto, Rizzoli e Ciuni, e naturalmente Angelo non perdette l?occasione di diramare, a suo modo, la notizia sottolineando lo stato di degrado del "suo" giornale, dal quale ovviamente n? Lui, n? il Mezzogiorno si sentivano pi? rappresentati.

Lasciato il Mattino, prosegu? la sua battaglia con il Tormentone, una serie di trasmissioni auto-gestite, con cadenza settimanale, con le quali si schierava apertamente contro i politici corrotti, facendo nomi e richiamando puntualmente le situazioni, ponendosi cos? come una sorta di precursore di "mani pulite". Voleva moralizzare il mondo, esponendosi in prima persona, con un atteggiamento da guascone che tanto piaceva a chi l?ascoltava. Rischi ne ha corsi tanti ? il "potere" per tentare di distruggerlo, lo accus? persino di camorra costruendo artatamente una schiera di "pentiti" ? ma Lui, testardo come un asino, proseguiva diritto per la sua strada, con un coraggio misto ad incoscienza ma sempre con encomiabile coerenza. Aveva un indice di ascolto altissimo perch? il suo eloquio era accessibile a tutti ? anche a Peppenella, "a contrabbandiera d? ?o puntone" come amava ripetere - tanto che presentandosi alle elezioni politiche del 1983, in un partito allora di minoranza, riport? oltre 83 mila voti di preferenza suscitando, peraltro, il disappunto del suo capolista al quale, evidentemente, faceva ombra?

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