(1814-1899) Un altro generale carlista, il catalano Rafael Tristany. nel periodo della reazione legittimista assume il comando delle bande operanti sui monti che dividono gli Abruzzi dallo Stato pontificio, in sostituzione del conte di Kalckreuth e del marchese de Namour, catturati e fucilati dagli italiani. Rafael Tristany lavora instancabilmente per riorganizzare le truppe, ma la feroce repressione condotta dall'esercito sabaudo fa terra bruciata intorno alle sue truppe. Nella primavera del 1863, dopo un anno di scaramucce poco incisive, è lanciata una grande offensiva concentrica, da tempo nei piani dei legittimisti, ma si esaurisce rapidamente; nel mese di giugno, Rafael Tristany è arrestato a Roma da soldati francesi. Resta ancora un punto oscuro la decisione del comandante carlista di fare fucilare per tradimento il capo della rivolta Luigi Alonzi detto Chiavone. La fucilazione di Josè Borges prima e l'arresto di Rafael Tristany poi, insieme con le menzionate difficoltà, causano una caduta dell'impegno politico, il quale, pure non spegnendosi, non raggiunse più i livelli iniziali. La resistenza, tuttavia, prosegue in vaste zone del reame, segno visibile della diffusa e persistente ostilità popolare nei confronti della Rivoluzione, e assume sempre più i caratteri della guerriglia: l'epicentro si sposta dai centri abitati alle campagne, ai boschi, alle montagne e la lotta si frammenta in una miriade di episodi. Nell'agosto del 1863, il Parlamento approva la legge Pica, detta così dal nome del proponente, che istituzionalizza la repressione. L'azione del comandante catalano termina. |