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Napoli borbonica: governo modello |
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Se l'operato di un'amministrazione si giudica dai suoi conti pubblici, bisognerebbe rivedere alcuni luoghi comuni Nessuna "revisione" per il Papa I massoni sono fermi al 1870 di Angela Pellicciari | Martino Mora su la Padania del 5 giugno cita diffusamente l'intervento di Mario Cervi alla presentazione del libro di Romano Bracalini L'Italia prima dell'unità. Secondo l'ex direttore de Il Giornale, Bracalini ha tutte le ragioni di esprimere un giudizio"estremamente negativo" sugli stati preunitari,è mentre fa bene a elogiare l'amministrazione austriaca del Lombardo-Veneto: Gli austriaci abbandonarono i loro territori italiani lasciando un retaggio di civismo e civiltà, mentre i Borbone e lo Stato della Chiesa non lasciarono "nulla". Dal compagno d'armi di Montanelli sarebbe difficile aspettarsi un giudizio diverso. Il punto è che le cose non stanno così. Anche se è comodo, orecchiabile, suona bene, ribadire i mitici racconti risorgimentali cui da più di un secolo siamo abituati. Il discorso di Cervi unisce una verità a una bugia: che l'amministrazione del Lombardo-Veneto fosse buona, nessuno oggi più lo nega. Che quella dello Stato della Chiesa e del Regno delle Due Sicilie fosse pessima è, viceversa, una leggenda nera che Cervi si limita a ripetere.Il mondo a volte gira in modo strano: abbiamo riabilitato un governo "straniero" contro cui sono stati scritti fiumi di inchiostro e che(perlomeno a parole) ha motivato le eroiche gesta dei nostri padri della patria, ma continuiamo a condannare senza appello (e senza ragione) governi nazionali degni, viceversa, di grande rispetto. Come mai il revisionismo a favore dell'Austria non è seguito da un analogo revisionismo a favore dello Stato della Chiesa e della Napoli borbonica? Prima di rispondere a questa domanda dobbiamo ricordare qualche "fatto", lo stesso Cavour a elogiare l'amministrazione austriaca (ma anche quella borbonica), e lo fa nel modo più inequivocabile nel 1846 scrivendo un saggio sullo stato delle ferrovie in"Italia",Il conte attribuisce alle ferrovie il compito di volano dell'economia e del progresso civile e culturale della nazione. Ebbene, Cavour deve a malincuore riconoscere che, mentre in Piemonte lo sviluppo ferroviario è ancora un progetto illuminato, nel regno delle Due Sicilie e nel Lombardo-Veneto si è già passati ai fatti. Ferdinando II ha realizzato le tratte Napoli-Castellammare e Napoli-Capua (linee che, se da un punto di vista economico hanno poca importanza, hanno il merito di rendere la vita più agevole ai napoletani e ai numerosi turisti) ed ha deciso il loro prolungamento. Quanto al Lombardo-Veneto, è stato il primo paese italiano a prendere sul serio la questione ferroviaria. Dal 1838 - ricorda Cavour - esiste la linea Milano-Monza, mentre il tratto Milano-Venezia, deciso da tempo, ha tardato a realizzarsi per la deplorevole apatia, che potrebbe anche definirsi colpevole, dei capitalisti milanesi. Solo l'intervento potente e generoso del governo austriaco ha permesso di superare le difficoltà: Bisogna ammettere che in questo frangente il governo di Vienna ha dato prova nei confronti dei sudditi italiani di sentimenti tanto illuminati quanto benevoli.Sempre sul numero del 5 giugno, la Padania spara a zero contro i falsificatori dei pubblici bilanci: Il Carroccio chiede azioni legali verso chi ha prodotto una voragine nei conti pubblici. Una buona amministrazione è per definizione quella che rispetta i soldi dei cittadini e ne fa buon uso. Se le cose stanno così, quello ella Napoli borbonica è un governo modello.Mentre nel Piemonte preunitario nuove tasse e nuovi prestiti non fanno che rincorrersi in un vortice che precipita il piccolo regno verso la bancarotta, nel napoletano le spese sono sistematicamente inferiori a quelle previste. L'Archivio economico dell'unificazione italiana documenta che nel quinquennio 1854-58 a un disavanzo complessivo previsto in 18.192.000 ducati, corrisponde un disavanzo di soli 5.961.000 ducati: circa un terzo della somma preventivata. La stessa cosa succede a riguardo della previsione di incasso: Anche gli introiti presunti erano generalmente inferiori a quelli effettivamente realizzati. Ciò accadeva perchè i "bilanci preventivi venivano compilati con grande circospezione". Il confronto fra Regno di Sardegna e Regno delle Due Sicilie è perdente anche sull'insieme della politica fiscale: mentre a Napoli non si pagano tasse di successione, in Piemonte queste arrivano al 10% nel caso di estranei, al 5% nel caso di fratelli, all'1% in quello dei figli. Mentre a Napoli non si pagano tasse sugli atti delle società per azioni e su quelli degli istituti di credito, in Piemonte si.Il torinese L'Armonia, uno dei giornali più battaglieri dell'epoca, ricorda che nel napoletano "il debito pubblico è minimo, e le cartelle appartengono quasi esclusivamente ai regnicoli"; "che l'imposta fondiaria è dolcissima"; che"la Sicilia è esente dalla leva militare, che è un'imposta di sangue, dall'imposta sul sale, e dal monopolio del tabacco; che il barbaro Ferdinando ha stabilito nei maggiori centri della popolazione monti frumentari per somministrare grano agli agricoltori da seminare e per mantenersi colle loro famiglie, tagliando così in pari tempo le gambe all'usura". Il comportamento dei regnanti napoletani non potrebbe essere più diverso da quello del conte di Cavour che, da principale azionista della Società anonima dei Mulini anglo-americani di Collegno, lucra sulla vendita di grano all'estero in tempi di carestia.Riprendiamo la domanda da cui siamo partiti: perchè insieme al Lombardo-Veneto non vengono riabilitati gli altri governi preunitari, in testa quello borbonico? Perchè Ferdinando II ed il papa, da cattolici, difendono l'eredità culturale e religiosa della nazione. Proprio quell'identità che i liberal-massoni piemontesi e italiani hanno voluto (e vogliono) sradicare. | |
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