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Associazione culturale Neoborbonica
L'orgoglio di essere meridionali

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ANCORA SUL CHE FARE PDF Stampa E-mail

Spunti per un discorso dialettico ai margini di uno scenario politico che non pu? vederci estranei, dove si muovono grandi correnti canalizzate da personaggi ed idee contemporanee.

La situazione attuale di crisi politica e non solo, impongono delle riflessioni anche alla luce dell?impegno che alcuni coraggiosi anticonformisti stanno spendendo o hanno gi? speso nella scena elettorale.

Le elezioni politiche ed amministrative sono state una battaglia tra due mondi, una sinistra ed una destra allargata che hanno raccolto dietro le loro sigle un po? tutto il planetario ideologico e?culturale.

Lo scenario configuratosi ? per certi versi sfuggito di mano agli stessi evocatori di fantasmi. L?Italia profonda ? scesa in campo quasi come nelle sfide del primo dopoguerra tra fronte nazionale? e diga anticomunista, o come negli USA per l?elezione di Bush.

La destra di ?plastica? berlusconiana si ? ritrovata suo malgrado a raccogliere le resistenze del moderatismo cattolico, delle realt?? religiose non adeguate allo spirito del concilio Vaticano II, le forze che inconsciamente respingono i principi del sovvertimento della famiglia naturale, che perorano la causa della normalit?, della comunit?, dei valori identitari. Un complesso e vasto assortimento di idee e valori per certi versi inespressi ma che vuole battersi contro un nemico ben preciso di cui percepisce l?avanzata pericolosa.

La sinistra sempre di pi? incarna invece quello spirito di sovversivismo borghese fatto di permissivismo e perversione, dove Marx ? sostituito da de Sade. Il socialismo ha ceduto il posto alla filosofia del bodouoir con gli? epigoni volgari del ?divino marchese? o di Von Masoch. La politica en travesti di Lussuria ha portato nel ridicolo una storia che ha avuto innegabili momenti eroici nell?epica del proletariato. Cos? tra uno spinello libero e la voglia di matrimoni omosessuali ? oramai tramontata l?epopea dei sindacalisti e degli operai di Cronin. Oggi la nuova classe di riferimento della sinistra radicale ? la platea omosessuale, i borghesi intellettualoidi o al meglio gli immigrati clandestini .

In questa decadenza della decadenza sento il dovere di rivendicare a nome della associazione di cui sono parte l?eredit? dei nostri padri braccianti che credettero nel socialismo vero, quello che si batteva per le plebi affamate dai proprietari latifondisti. Credo di esprimere un sentire comune nel guardare con nostalgia alle lotte dei nostri contadini briganti, degli emigrati che combatterono per libert? sindacali nelle americhe ed in altri paesi, per quanti trasferitisi dal meridione nel nord Italia parteciparono agli autunni caldi della classe operaia. Sento la vicinanza? ideale per le tesi di Georges Sorel, di Proudhon, di Blanqui e persino ammiro alcuni spunti di Marx ed Engels. Oggi tutto questo patrimonio ? stato buttato alle ortiche ed? ? alieno dalla sinistra radical chic, il partito delle erre mosce, caratterizata dai vestiti Gucci ed Yves Saint Laurent. Una sinistra che raccoglie i principi dell?89 e? del ?99 che preconizza una societ? aperta e globalizzata, santificata dal ritorno del deismo giacobino in chiave new age e che crede nel melting pot universale. Pasolini anticip? questa omologazione alla borghesia della gauche caviar, lui che viveva l?ambivalenza del richiamo ancestrale della terra ed il sottile filo della modernit? decadente.

In collegamento a queste riflessioni sparse viene alla mente la domanda classica. Quale atteggiamento conviene per una forza identitaria che vuole trovare spazio nello scenario attuale? Certo la destra capitalista e liberale ? esposta alla deriva del nichilismo attuale, al mercantilismo ad oltranza, al consumismo. Berlusconi ? un leader dimezzato dal suo peccato originale della ricchezza oltre ad avere un partito azienda che non regge alla lunga la sfida del controllo territoriale delle sinistre. Il nostro principio ? certo di equidistanza da steccati speculari, ma fatta salva l?opportunit? di potersi muovere con profitto e spregiudicatezza in ogni campo, rimangono scritte a lettere cubitali i principi della tradizione della nostra terra per i quali non potremmo mai transigere: comunit?, famiglia, identit?,? onore, religione, libert? ed aggiungerei normalit?. In questo solco noi abbiamo delle chances operative che possono esplicarsi nelle platee per certi versi non catechizzate della gente della ?destra diffusa?, un popolo moderato allo sbando che inconsciamente vuole reagire all?offensiva dell?intellettualismo sinistroide. Tutto questo non esclude di ritrovare i ?fratelli? fuorviati di una certa sinistra che in nome del sano socialismo si battono contro i monopoli e per la solidariet? senza aver ceduto alle lusinghe del radicalismo giacobino e borghese.

In tutte queste considerazioni? non mi stancher? di aggiungere ed affermare che nell?attuale contesto esistono vasti spazi di manovra del movimento identitario a patto che esso faccia una disanima profonda del suo retroterra culturale e superi lo steccato temporale che lo pu? limitare. La vicenda del nostro popolo non inizia con i Borbone, n? finisce con essi. Per questo tutto il nostro passato ci appartiene, senza esclusioni ideologiche,come ci appartiene il futuro. Il protagonista vero delle nostre storie e del nostro impegno ? in realt?? quel complesso inscindibile di generazioni, passate e presenti, di vivi e di morti, di eredit? e tradizioni che ? l?humus della nostra possibile vita politica.?? Non dobbiamo aver remore ad evocare il popolo meridionale che ? al di l? delle contingenze e dei limiti,? una realt? effettiva, una comunit?? inconsapevole di destino nell?universale e noi con i dovuti sforzi dobbiamo rappresentarlo. Un popolo verso il quale bisogna andare senza remore, senza aristocraticismi snobistici, senza preclusioni ma con grande trasporto, capendo che questa entit? collettiva trascende i singoli individui per assurgere a realt? vivente di un dato metastorico. Per questo programma tutto da scrivere ma soprattutto da realizzare potremmo diventare una forza concreta? ed efficace .? Per questo dovremo semplificare il?? nostro linguaggio renderlo adatto alla comprensione della massa con parole d?ordine semplici e precise, attuali. Per questo dovremo proporci per essere guida e difesa credibile della comunit? nella persona dei nostri esponenti? in tutti? i campi? e non pensare di limitarci a coltivare le memorie belle d?un tempo. Tanto ancora c?? da dire sul tema?.spero che la nostra gente raccolga la sfida.?

Pasquale Costagliola Terra Nostra e delegato del Movimento Neoborbonico

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