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Associazione culturale Neoborbonica
L'orgoglio di essere meridionali

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fatela finita
Questa affermazione può essere un legittimo desiderio, il tono perentorio però non lascia trasparire lo spirito democratico che pure invoca
siete fuori dalla storia
Sicuramente lo siamo ma ci impegniamo per rientrarvi a pieno titolo: La storia, è universalmente riconosciuto, è una forma creativa di conoscenza. Essa è caratterizzata dalla scelta che ha praticato lo storico, dal taglio che le vuol dare, dall'imprinting culturale che sottostò il suo agire. Poichè tali interpretazioni sono sovente di natura ideologica
le istanze come la Nostra fanno appello innanzitutto alla ricerca d'archivio al fine di scardinare convinzioni ideologie e, sovente, antistoriche.
Certamente ci sembra inutile scendere sul territorio di un dibattito che non ci prevede quali interlocutori possibili -nel paese delle Sasicce e Friarielli non c'è dialogo con i Lupini; partendo dunque dal principio ora accennato che la storia è un sistema creativo di conoscenza, che è lo storico a selezionare i fatti, componendoli secondo il suo -o a nome di un collettivo- punto di vista, a volte avviene per certi evidenti materiali, oggetti storicizzabili, di essere esclusi dalla storia! Essi troneggiano nella quotidianità, come fossero alieni, oggetti caduti dal cielo, inspiegabili e inspiegati alla coscienza dell'osservatore.

Spesso la "storia" non abbisognerebbe di reinterpretazioni, più semplicemente di connessioni tra la coscienza storica e la realt?.
Ecco la forza di questa disciplina, ed ecco profilarsi pure il lavoro che tocca noi. Esso è quello di indurre alla consapevolezza, a dare identità a quegli "oggetti" del nostro passato oggi senza "carta di identità".
A noi tocca reinserire, o indurre a reinserire, nella coscienza civile quegli oggetti legati a eventi che inducono a prendere coscienza degli indirizzi di pensiero che li hanno prodotti e, finalmente, a interpretazioni di fatti che furono (e sono) esclusi dalla storia. Allorchè "riassunti" quegli "esclusi" nella coscienza collettiva è possibile, anzi, diventa necessario reinterpretare.
Ad esemplificare tale indirizzo uso uno degli 'ggetti' più significativi del nostro passato (parlo di Napoli): L' Albergo dei poveri; se si stimolasse a riflettere sull'immenso valore di quell' opera, a riflettere che fu struttura pubblica all'avanguardia per i tempi, si dovrebbe ammettere che nel '700, nelle nostre plaghe, esisteva una coscienza sociale di tutto rispetto; approfondendo saremmo costretti a intendere su quali presupposti nacque tale intento sociale e vedremmo emergere a suo presupposto una brillante scuola intellettuale.
Intanto però si fa già evidente che fu contesto intellettuale organico e non costituito da singole personalità sperdute in un clima ostile.

In tal senso pure tocca connettere i fili con una componente che tale indirizzo ha, più di Noi, ampiamente approfondito (scuole liberali è Istituto Italiano per gli studi Filosofici), possibilmente senza produrre, gli stessi errori dei Repubblicani Partenopei 'che hanno contribuito all'avvilimento della intera cultura popolare del Sud per loro congenito protagonismo intellettuale'.
A Noi dunque tocca non produrre gli stessi errori commessi dai primieri interpreti, ma, non mai cadere nell'errore di escludere quella scuola intellettuale dal Nostro pensiero sol perchè assunta dagli svelti liberali massoni e a volte arsa per eretica da altri.
A Noi dunque tocca sottrarre un patrimonio culturale schiacciato tra Scilla e Cariddi.
Oggi tale operazione diventa quanto mai necessaria perchè al cospetto di un attacco all'identità che è sè organico, teoreticamente strutturato, dialetticamente credibile occorre un pensiero altrettanto strutturato:

Montanelli ha scritto che i risorgimentali Napolitani, pi? che filosofeggiare e disquisire seduti al caf? in un modo che nessun piemontese o toscano sa fare, con tutte le arti oratorie e citazioniste tipiche dei nostri studiosi, erano totalmente incapaci di organizzare qualsiasi azione politica significante

A ben vedere in seno a tale commento, assunto (non gi? di ?) Montanelli, ci viene riconosciuta una forza, in forma di scherno, in quanto noto ai predecessori del Montanelli che quelle ?chiacchiere? avevano prodotto significative rivendicazioni (pur non sempre condivisibili): rivoluzioni del XVII sec. di Napoli e Messina e Rivoluzione Repubblicana del 1799 cosa che nel resto della penisola non si era mai vista e non certamente per una migliore condizione economico politica (ricordi le insurrezioni seicentesche di Milano citate nei ?Promessi Sposi? che mancavano per? di ideologia, di cultura, di politica e furono nient?altro che sommosse sconclusionate).

Neppure va dimenticato il recente libro di Bocca ?Napoli siamo noi?, storia che si ripete in ogni crisi, quando per esorcizzare i mali delle crisi stesse si brucia sempre la stessa strega, ?E?colpa dei meridionali?, e il meridione, periodicamente, per ragioni sempre simili e diverse viene messo sul podio dei disvalori e i meridionali IN BLOCCO incolpati dei danni da loro stessi sub?ti.

Ma, a questo punto, si determina il fenomeno pi? curioso cui si possa assistere: quello spirito di polemos, quell?arma cos? efficace da produrre cotali vivaci rivendicazioni, i meridionali la rivolgono contro s? stessi e invece di coalizzare -o indurre a tale indirizzo-, per ribaltare una situazione scomoda, per uscire dalla gogna nella quale sono stati posti, cominciano a fare le pontificazioni su chi ? pi? colpevole tra essi stessi.

Per indurre a tale indirizzo ? necessaria una strategia mediatica, tale da lasciar credere verit? inesistenti introdotte ex novo. Uno degli strumenti di potere artefice di tale stato ? sicuramente la Tv. Per fortuna il linguaggio dei media, che mira a distogliere e confondere, mai come ora risulta assai distante dalla realt? oggettiva; il media produce verosimiglianza, mai verit?, ma anche la verosimiglianza, allo stato, ? assai inverosimile.
A questo punto non vorrei entrare nel campo minato della sociologia, ma inevitabilmente l? andiamo a finire.
Qual'?, dunque,il primo passaggio per ottundere le menti?
La classe su cui, da sempre, agisce il potere economico-politico per portarlo dalla sua parte ? la classe medio borghese -e questo ? assunto non da me concepito (Weber)-
Si sa pure che il mezzo pi? efficace, perch? costante e capillare, ? il mass-media. La televisione, appunto, che si frappone tra noi e il mondo, ci mostra di buoni e cattivi e la classe media si riconosce sempre nei "buoni".

"borghesimedi" guardano i cattivi in TV e sanno solo che devono sentirsi diversi.
Quando i "cattivi"(che in realt? sono funzionali al sistema)sono mostrati, il borghese meridionale dice:"Ma che paese di merda, hanno ragione ad odiarci ".
Quando il figlio dello stesso meridionale, laureato, cerca lavoro -e non lo trova-, il pap? mica si pone il problema che il sistema corrotto ? funzionale allo stesso sistema economico.
Dice, piuttosto:"Che paese di merda, qui si va avanti solo con i soliti ?calci in culo".
Quando poi lo stesso figlio trova il lavoro al nord (mica il sistema era fesso che si lasciava sfuggire uno con quelle competenze), il pap? "borghese medio" ? contento e dice:"Nun ce st? niente a f?, 'o nord vanno annanze pe merito, mica comm'? cca..."
Il figlio che, "finalmente",ha l'illusione di essere riconosciuto per le competenze che ha, sar? il primo a dir bene del paese che lo ha accolto.Poco importa se deve posare quasi tutto lo stipendio,almeno lavora,invece al sud...
Allora, io credo,senza voler dare ricette a nessuno, che bisogna essere pi? rigorosi con se stessi.
Cominciamo a disconoscere questa gestione dell'informazione;come si fa? Non leggittimandola pi?.


dalla repubblica democratica
?Alla luce di quanto esposto la ritiene democratica?

si va solo verso l'indipendenza dei popoli
In tal senso l?indipendenza ? funzionale allo sfruttamento (vedi guerre dei popoli della ex Jugoslavia nate da una necessit? di indipendenze utili solo alle potenze occidentali)

I MERIDIONALI NON ESISTONO
questo nome ? gi? offensivo
Ecco, questo ? proprio quanto vogliono indurla a credere i gestori del potere; pu? affermare, alla luce di quasi dieci secoli unitari ?ad eccezione di brevi periodi- che i meridionali non esistono? Io credo che i meridionali esistano eccome! Anzi sono l?unica identit? veramente italiana (in senso unitario); noi non abbiamo una storia, successiva a dieci secoli fa, di tipo comunale, com?? stato per il centro della Penisola. Allora, relativamente a quanto lei afferma:Esiste: il Polpolo Siciliano
si pu? darle relativamente ragione in quanto all?interno di detto stato unitario, plurisecolare, la Sicilia ha conservato un?identit? (anche in virt? della caratteristica insulare del territorio) molto connotata. Tuttavia la sua Sicilia ha molto influito su tutta la cultura meridionale?negarlo ? da pazzi. Ma quando poi afferma che esiste:
? Il Popolo Calabrese [?]il Popolo Napoletano Quand??, storicamente intendo, che ? esistito un popolo calabrese? Piuttosto la ?Calabria? come entit? giuridica ? frutto di una necessit? amministrativa s? recente. Di recente la stupida istanza dell?ultimo secessionismo, nell?ottica di un futuro territorio ben frammentato, per meglio essere sfruttato e governato ( ?Dividi et impera??lo disse qualche imperatore romano) attraverso quella gi? detta, ben artata, propaganda mediatica, la induce a desiderare l?aberrazione di un meridione fatto di ?popoli? mai esistiti e, ci auguriamo, che mai esisteranno.
.......
MA NON ESISTE SICURAMENTE IL POPOLO MERIDIONALE
(?)
canepa@catania.si

Gennaro Avano delegato neoborbonico Ascoli Piceno

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