ROMA: ELEZIONI COMUNALI 2006 Lo sviluppo di Roma prosegue assecondando gli appetiti delle grandi immobiliari, pi? che un progetto urbanistico ?sopportabile?. I nuovi modelli e i nuovi stili di vita e di mobilit?, stanno determinando uno stress crescente sull'ambiente urbano: rumore, congestione, inquinamento, pendolarismo, pressione crescente sugli spazi verdi periurbani che ne riduce la quantit?, l'accessibilit? e la funzione di equilibrio ambientale. Lo sviluppo informe di questo corpo urbano ha travolto l'identit? stessa dei luoghi della citt? e il senso di appartenenza della popolazione romana si sta sbiadendo nell'omologazione delle grandi periferie e nella banalizzazione del paesaggio della megalopoli veltroniana.
Roma, nonostante l'immagine demagogica di ?citt? ideale?, accreditata dall'attuale sindaco e dalla sua corte, ? un modello urbano che sta accumulando disfunzioni e fallimenti. In periferia si stanno sedimentando elementi di forte malessere sociale ed esistenziale. I processi di inurbamento veloce, per il perverso effetto attrattivo dell'economia della capitale, generano una cittadinanza marginale, costretta a vivere in regioni altrettanto marginali della citt?, gi? carenti di infrastrutture efficienti e di servizi. La crisi sociale che tale fenomeno produce tocca le popolazioni storicamente residenti ed i nuovi arrivati, spesso immigrati, creando crisi abitative, effetti di rigetto sociale, micro delinquenza diffusa. L'aumento incontrollato di questa popolazione ?povera? , bisognosa di servizi ed assistenza, diventa inoltre causa ed effetto della perenne crisi fiscale della municipalit?. Un tale modello di sviluppo di Roma non n? sostenibile, n? reversibile. Continuare uno sviluppo senza limiti della citt?, ha dei costi enormi in termini economici per la continua necessaria espansione di tutti i servizi (comunali, trasporti, sanitari, controllo, ecc) e sociali per le tensioni causate dalla perdita di identit? della popolazione residente ed il conseguente scontro con le comunit? immigrate che, al contrario, mantengono, per difesa, una forte connotazione identitaria. Per noi Neoborbonici vivere in una citt? ideale significa opporsi a questo nuovo ?sacco? di Roma. Per citt? nuova noi intendiamo una struttura metropolitana a carattere policentrico: una rete di centri urbani di diversa dimensione, di media densit?, dai confini sufficientemente definiti, efficientemente interconnessi e separati da ampie cinture verdi, ovviamente inseriti in un contesto politico in grado di governare il territorio e le politiche urbanistiche e produttive che lo interessano. La grande citt?, la megalopoli veltroniana ? figlia di una idea vecchia, massificante e totalitaria, contraria alla nostra tradizione storica. La citt? deve vivere in funzione dell'uomo che la abita ed anima la sua economia.?? Rompendo uno schematismo che cii vuole relegati nell'angusto territorio della competenza "culturale" e "meridionale", come Neoborbonici, segnamo la nostra presenza nella citt? di Roma, attraverso la partecipazione attiva alla prossima tornata elettorale amministrativa. I Neoborbonici Giuseppe Lipari ed Enrico Viciconte, sono candidati nelle liste del Movimento Popolare "il Delfino". Il senso di questa presenza si riassume: - nell'essere portatori di una idea di citt? il cui valore sia la piena sostenibilit? economica, ambientale, sociale ed esistenziale, - nell'essere cittadini di questa antica e santa citt?, per difenderla da chi ne vuole snaturare la missione storica, le tradizioni e la memoria, - nell'essere meridionali, a difesa degli interessi e dell'dentit? storica e culturale della nostra comunit? in Roma, - nell'essere portatori di quei valori e quei "principi non negoziabili", lucidamente espressi da Sua Santit? Benedetto XVI, in sostegno della vita e della famiglia.
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