Cari amici, vorrei ricordare alcune parole, che debbono essere considerate soprattutto per la loro intensità. " Popoli delle Due Sicilie! Da questa Piazza,dove difendo più che la mia corona l'indipendenza della patria comune, si alza la voce del vostro Sovrano per consolarvi nelle vostre miserie, per promettervi tempi più felici. Traditi ugualmente,egualmente spogliati,risorgeremo allo stesso tempo dalle nostre sventure: chì mai ha durato lungamente l'opera della inequità,n? sono eterne le usurpazioni. .....ho combattuto non per me, ma per l'onore del nome che portiamo.Ma quando veggo i sudditi miei, che tanto amo, in preda a tutti i mali della dominazione straniera,quando li vedo come popoli conquistati portanti il loro sangue e le loro sostanze ad altri paesi,calpestati dal piede si straniero padrone, il mio cuore Napolitano batte indignato nel mio petto, consolato soltanto dalla lealt? di questa prode Armata ........ .....Io sono Napolitano; nato tra voi, non ho respirato altra aria, non ho veduto altri paesi, non conosco altro suolo, che il suolo natio. Tutte le affezioni sono dentro il regno: i vostri costumi sono i miei costumi, la vostra lingua la mia lingua, le vostre ambizioni mie ambizioni......" Firmato: Francesco
Come non si può leggere in queste parole,scritte da Francesco II, ultimo Re delle Due Sicilie, l'8 Dicembre 1860 dalla Piazza di Gaeta, le parole di un padre verso i suoi figli, le sue cose più care, la sua famiglia, la sua casa. Consiglio,chi non abbia avuto la possibilità, di leggere il testo integrale, che qui non mi era possibile riportare per motivi di spazio. Sono parole forti, nate dal profondo del cuore, forse rileggendole ora ci si rende conto ancora di più,di cosa sia andato perduto, di cosa era racchiuso in quegli ottocento anni di indipendenza, di quale fosse e di quanto fosse radicato il sentimento di nazione e di patria prima dell'unità d'Italia. Queste parole sono ancora pi? forti se si considera che sono parole pubbliche e non uno mero sfogo, dette ad una cerchia ristretta di familiari o cortigiani. Non mi ricordo di aver letto parole di tanta intensit?, di tanta sincerità, scritte da un sovrano, un presidente o più semplicemente un politico nei confronti del suo popolo, della sua nazione, anche in un momento grave della vita del nostro Paese e sappiamo tutti quante occasioni ci sono state. Questo ci deve far riflettere su cosa realmente abbiamo perduto. Quali erano le potenzialità di questo paese e quali potevano essere le sue aspirazioni. A posteriori possiamo forse dire che un errore politico Ferdinando II lo fece. A mio avviso non riuscì a comprendere pienamente che i fatti del '48 gli offrirono la possibilità di cingersi della Corona d'Italia e che se non l'avesse fatto lui, cosa che gli sarebbe riuscita benissimo, lo avrebbe fatto qualcun altro, poichè il mondo era cambiato e con esso gli equilibri internazionali. Quindi per sopravvivere e sedersi di diritto al tavolo dei grandi, la penisola aveva una sola possibilità: quella dell'Unità. Ma questa è la storia..... Io direi che in conclusione, per riprendere quanto scritto da de Christen che non ha senso piangerci più addosso, ma riflettere quello sì. Dalla riflessione si deve però poi necessariamente passare all'azione, al fare, al proporre, al realizzare qualcosa, altrimenti tra cento anni saremo ancora qui a scrivere le stesse cose. Sono solo in parte d'accordo sul discorso di un Re e non di una Monarchia. Lei mi citava tra i "re" , anche un Masaniello e un Maradona. Io dico che di idoli ne abbiamo avuti fin troppi, purtroppo anche effimeri. Questo Popolo non ha più bisogno di oppio, perchè ne avuto anche troppo, ma ha bisogno di svegliarsi dal torpore che gli ha causato. Purtroppo un Re ,così è isolato, slegato da una consecutio, senza un filo di continuità anche dinastica, porta si un beneficio, ma momentaneo, come è accaduto per Masaniello o Maradona. Ma quello che ha fatto di questi popoli duosiciliani, una nazione è stata la continuità storica, dinastica della Monarchia perch? legata da un patto di onore non solo al suo Popolo, ma anche alle grandi strutture dello stato. La Monarchia come simbolo e referenza istituzionale è l'espressione più stabile, duratura nel tempo, senza quindi il problema della instabilità dovuta al reperimento di un successore, in quanto ha già in sè a priori designato il suo successore naturale,quindi slegato da qualsivoglia politica o pressione. Abbiamo riconosciuto le "nostre colpe", nel senso che poi alla fine i tradimenti ebbero il loro peso, eccome se lo ebbero! Riflettiamo però sul fatto che, come hanno dimostrato 143 anni di storia, coltivare il proprio orticello porta alla rovina di tutti. Direi infine che il senso de " L'Unione fa la Forza" ha il suo fondamento nel fatto che, come dice anche de Christen, le iniziative personali, i gesti eroici isolati al di là del plauso momentaneo, se non legati da una azione comune, si perdono nel mare. Ecco perchè è importante l'unione. Fare un fronte comune, come fosse un solo "partito", di tante iniziative anche di diversi promotori, porta ad una maggiore visibilità. La maggiore visibilità porta alla creazione della coscienza comune, attraverso la conoscenza. Organizzare eventi di portata, aperti alla partecipazione di massa, può servire molto da questo punto di vista. Il fatto che sia Napoli ad ospitare una grande manifestazione, con una ricostruzione storica, una sfilata di truppe borboniche, una ricostruzione ad esempio della battaglia del Volturno, dove ad armi pari e senza tradimenti i borbonici dimostrarono la loro forza e superiorità. La cosa potrebbe essere molto interessante e bella anche perchè mi ricordo di avere assistito personalmente ad una fatta in Val d'Aosta, da un gruppo storico in costume d'epoca, con tanto di cannoni e fucili( ovviamente a salve) che rievocava la difesa di Torino da parte dei Savoia, contro i francesi. Rimasi colpito dalla partecipazione di famiglie e bambini in delirio. So tra l'altro che in una piccola cittadina,mi pare Fondi, l'amministrazione comunale,con il patrocinio dell'Ordine Costantiniano,ha riadottato le vecchie uniformi borboniche per la polizia municipale. Quindi in conclusione sta a noi farci le nostre manifestazioni, i nostri giorni della Memoria, starà agli altri riconoscerli e istituzionalizzarli. Facciamo suonare l'Inno di Paisiello nelle nostre piazze, nelle nostre chiese, alle nostre manifestazioni, perchè molta gente lo conosca ( sono in tanti ad non averlo mai ascoltato ), facciamo sventolare la bandiera delle Due Sicilie, bisognerebbe addirittura regalarla nelle piazze! Questo significa far conoscere e creare una coscienza. Sono sicuro che così facendo riusciremo non solo a far sventolare la bandiera delle Due Sicilie, sui palazzi storici, a far riecheggiare le note dell'Inno di Paisiello, ma molto, molto di più. Questo significa svegliarsi dal torpore, muoversi, agire. Gaude Lilio Fortitudo Principum Andevaghensium Don Paolo |