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Home arrow Le tue lettere arrow Le tue lettere arrow Murat ed i massacri del 3 maggio 1808

Murat ed i massacri del 3 maggio 1808 PDF Stampa E-mail

Le fucilazioni del 3 di maggio 1808

La potenza navale Inglese aveva costretto due volte Napoleone Bonaparte alla sconfitta, prima ad Abukir e poi a Trafalgar.??

Una potenza a cui la flotta napoletana aveva attivamente contribuito partecipando all?intera campagna antifrancese sino alla caduta di Napoleone. Dall?assedio di Tolone, alla battaglia di Capo Noli, dalle azioni di pattugliamento del Mediterraneo, per alleggerire i compiti della flotta Inglese, all?impegno diretto di marinai ed ufficiali a bordo delle unit? britanniche, nel corso della battaglia di Trafalgar, testimoniano il valore di una presenza militare napoletana sottaciuto da tutte le storiografie ufficiali. Voglio qui ricordare brevemente il luminoso episodio della battaglia di Capo Noli: il primo marzo 1795 una squadra napoletana, composta dal vascello "Tancredi" di 64 cannoni agli ordini del capitano di vascello Francesco Caracciolo e dalle fregate "Minerva" e "Pallade" da 40 cannoni, comandate rispettivamente dai capitani di fregata Almagro e De Vera, ?si unirono nel porto di Livorno alla flotta inglese agli ordini dell?ammiraglio Hotham. All?alba del 9 marzo la flotta anglo napoletana part? da Livorno in crociera di caccia per intercettare la flotta francese. Al tramonto dello stesso giorno, navigando verso il golfo di Savona, viene avvistata la flotta nemica. Il 10 e l?11 di marzo trascorsero in manovre di avvicinamento ma senza alcun contatto. Il 12 marzo la flotta anglo-napoletana si porta sopra vento disponendosi in ordine di battaglia. All?alba del giorno 13 marzo 1795, al largo di capo Noli, nel ponente ligure, viene dato il segnale di ?caccia generale?.

La squadra napoletana viene posta in prima linea agli ordini del vice ammiraglio Goodal. Il vento aiuta i piani inglesi e le navi francesi sono sospinte verso Capo Noli ove vengono strette dall?azione della flotta anglo napoletana. I tiri di artiglieria sono precisi e martellano le navi nemiche, alle ore nove il vascello francese Ca-Ira (ex Borbone) rimane smattato dei due alberi di gabbia e scade sottovento.

Le unit? inglesi "Incostante "e "Agamennon" (comandato da Nelson) bersagliano il Ca Ira che subisce senza possibilit? di manovrare. Le navi francesi Censur e Vestale accorrono in soccorso del Ca Ira ma non riescono nel tentativo di rimorchio. Frattanto le condizioni meteo marine peggiorano e le due flotte, all?alba del giorno 14, si trovano nei pressi di Genova.

La nave francese Vestale abbandona il Ca Ira e rientra in formazione, il Censur invece rimane isolato dal resto della flotta e condivide il suo destino affiancandosi alla Ca Ira. L?isolamento delle due navi viene sfruttato dagli inglesi, che iniziano a dal loro una caccia senza tregua.

Alle sei arriva una burrasca da Nord-Nord-Ovest che ostacola la manovra di otto vascelli inglesi, tra cui il napoletano Tancredi, nel tentativo di incunearsi tra il Censur ed il Ca Ira. La battaglia continua comunque furiosa. Gli otto vascelli aprono un fuoco serrato sulle due navi francesi. Il Ca Ira rimane completamente disalberato mentre il Censur resiste al fuoco dei vascelli britannici Bedford e Captain che con gravi avarie all?alberatura sono costretti ad abbandonare la battaglia. Il Tancredi manovra audacemente contro il Censur portandosi con la murata a mezzo tiro di schioppo dal Censur. Caracciolo ordina di lanciare bordate celeri sia contro il Censur che contro il Ca Ira, forte ancora dei suoi 80 cannoni. La nave napoletana sottopone i francesi a due ore di fuoco ininterrotto e violentissimo sino a che, prima il Censur e a seguirlo dopo poco anche il Ca Ira, ammainano la bandiera in segno di resa! ?Il Ca Ira ed il Censur mostrano i ponti coperti di morti, feriti e rottami fumanti. La mattina successiva, il 15 marzo 1795 stato maggiore ed equipaggi napoletani riscuotono gli elogi dell?ammiraglio Hotham e del vice ammiraglio Goodal.

Con questa sconfitta le velleit? dell?ammiraglio Martin sul Mediterraneo tramontarono definitivamente. La storiografia ufficiale attribuisce questa vittoria agli inglesi, ed a Nelson in particolare, anche i francesi, non potendo assegnare agli ?insignificanti napoletani? la perdita del loro glorioso Ca Ira, attribuiscono la vittoria a Nelson?un falso documentabile, ma i nostri storici preferiscono dormire sogni tranquilli oscurando il valore della marina napoletana?.ma questo ? un lungo discorso da farsi poi?

Ritorniamo alla potenza navale inglese ed al confronto con le armi napoleoniche.

Dicevamo che, sconfitto sul mare, Bonaparte non ebbe mai un reale contrasto nelle operazioni militari di terra. Pezzo dopo pezzo la Grande Arme? aveva conquistata gran parte dell?Europa e nulla sembrava poterla fermare. Ma qualcosa accadde, una piccola spina nel fianco che divenne la leva di un disastro epocale. La Spagna, il suo popolo cattolico e legittimista, si alz? in armi contro l?impero invasore per affermare la propria indipendenza e la propria identit?.?Il due di maggio del 1808, Madrid insorse.

Il generale Gioacchino Murat dette l?ordine di catturare tutti i popolani e i contadini che si trovavano nelle strade di Madrid per essersi ribellati all?invasione francese.

Gli scontri pi? violenti avevano avuto luogo nel Parco dell?Artiglieria.

Dopo varie ore di lotta cruenta gli spagnoli furono debellati, molti di loro si rifugiarono nelle case o nelle stalle, ma i contadini in particolare trovarono le porte chiuse e restarono in balia dei soldati francesi, i quali ebbero l?ordine di catturare e condannare a morte chiunque fosse trovato in possesso di un?arma da fuoco o di un?arma bianca.

Le fucilazioni ebbero luogo all?alba del giorno dopo, nel Valle del Manzanares, alle falde della montagna del Principe Pio.?

Goya, sei anni dopo, propose al Consiglio della Reggenza di dipingere scene della sollevazione di Madrid ed il quadro "Le fucilazioni del 3 di maggio" ricorda il massacro compiuto da Murat.?

Tuttavia il fuoco era acceso. Nel settembre del 1808 Giuseppe Bonaparte, cos? come si sposta un qualsiasi impiegato dello stato, venne trasferito dal trono di Napoli a quello di Madrid e Murat, il massacratore, venne promosso al rango di re ed inviato a Napoli per continuare la sua opera sanguinosa e repressiva contro la resistenza antifrancese dei popoli delle due Sicilie.

All?arrivo di Giuseppe a Madrid le cose non si normalizzarono, anzi, gli spagnoli non ne vollero sapere di ?liberatori? che, tra le altre cose, avevano il vizietto di saccheggiare tutto, chiese comprese e di imporre tasse insopportabili.

Le armi francesi si trovarono, per la prima volta, a dover fronteggiare un nemico implacabile, inafferrabile, animato da spirito religioso e patrottico, era il popolo spagnolo che combatteva la sua guerra di liberazione dai ?liberatori?.

Il 23 luglio del 1808 a Bail?n 18.000 soldati di Francia deposero le armi di fronte agli spagnoli, era fatta! Il mito dell?invincibilit? napoleonica era crollato. La guerriglia popolare aveva dimostrato che era possibile sconfiggere la Grande Arme?.

Napoleone si illuse di recuperare marciando su Madrid imponendole la resa ma la realt? fu ben altra. Un popolo in armi non ha capitali o regole codificate, combatte senza quartiere, con un solo obiettivo, la fine del nemico! La Spagna ingoi? 300.000 uomini dell?esercito francese.

La resistenza spagnola, consent? l?apertura di un secondo fronte agli inglesi, dopo quello del mare si apriva quello terrestre. Un piccolo contingete di 15.000 uomini agli ordini Arthur Wellsley, duca di Wellington, sbarc? in Portogallo il 1? agosto 1808 e di qui pass? in Spagna. ?Questo piccolo esercito, numericamente insignificante, ma appoggiato dalla guerriglia popolare, marci? per sei anni e si ferm? solo nel 1814 in territorio francese a Tolone.

Quel quadro,?le fucilazioni del 3 di maggio 1808, rappresenta tutto questo, la resistenza dei popoli ?spagnolo e delle Due Sicilie contro la ?liberazione??dei francesi??. Resistenza che nelle Due Sicilie, come in Spagna,?sub? repressioni crudeli e di massa che fecero scuola per i successivi macellai piemontesi ma accuratamente occultate dagli storici di regime.

Il seguito alla prossima puntata.

Giovanni

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