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Manuale scolastico di Storia PDF Stampa E-mail

Mi chiedevo se sia mai stata realizzata una trattazione completa e sistematica, in chiave revisionistica, della Storia dell'Ottocento europeo, sulla forma del manuale scolastico.

Ormai le pubblicazioni che affrontano diversi aspetti della storia delle Due Sicilie permettono una trattazione documentata di respiro pi? ampio, e credo che sia indispensabile a questo punto considerare non solo gli intrecci politici, ma anche le varie dottrine politico-filosofiche che dal Settecento e per tutto l'Ottocento hanno fatto prendere alla Storia del Mondo il corso che ha preso fino ad oggi.

? uno sforzo considerevole, ma assolutamente necessario, per potere inquadrare la revisione del Risorgimento nel quadro di una crisi senza precedenti del Cristianesimo, con la conseguente affermazione di quelle idee che Papa Pio IX, recentemente beatificato, ha da subito classificato come errori dell'umanit?. E in questa chiave, l'annientamento delle Due Sicilie pu? assumere naturalmente un ruolo centrale ed esplicativo.

Mario Bellotti

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Per non dimenticare mai:il peggio del sud-dal blog del mov.sudista PDF Stampa E-mail

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Grazie professore PDF Stampa E-mail

Un saluto sincero al? prof. ?Vincenzo Gul? , grazie al quale sono rimasto affascinato e segnato positivamente dai racconti riguardanti la vera storia della nostra terra!

Anche perch? grazie alle sue spiegazioni ho preso coscenza di come andavano e come vanno in realt? le cose nel mondo!

cmq io sono Carmine del Gaudio diplomato nel 2005 alla Rocco Scotellaro!

Saluti??al ?prof anke da parte di mio fratello e di Renato Nunziata

Proclama di Chiavone PDF Stampa E-mail

PROCLAMA

DEL COMANDANTE IN CAPO

ALL'ARMI! ALL'ARMI! ALL'ARMI!?

di Antonio Ciano - "I SAVOIA E IL MASSACRO DEL SUD" - Grandmel?, ROMA, 1996

[?] Il piemontese nemico del nostro Re, della nostra Monarchia, delle nostre leggi, nemico del patrizio, del borghese, del contadino, nemico di tutti gli ordini militari civili e religiosi; il piemontese che arde citt?, scanna i fedeli a Dio ed al loro sovrano, fa macello di sacerdoti, svelle dalle loro chiese i vescovi, e per sospetti caccia nelle carceri, negli ergastoli e negli esilii quanti non vede piegar la fronte all'idolo d'ingorda e bugiarda rivoluzione, il piemontese che copre con l'orgoglio la sua nudit?, e che si gloria di non sentir piet? nello sgozzar vecchi, vergini, pargoletti, n? ritrosia nel dar di piglio nella roba altrui o pubblica o privata; il piemontese che profana le nostre donne ed i nostri templi, ubriaco di libidine, fabbro di menzogna e d'inganni, schernitore di vittime da lui tradite: il piemontese fugge dinanzi allo scoppio dei nostri moschetti rugginosi; e nelle citt? dov'egli avea fondate le case di prostituzione ed il servaggio, ormai sventola il vessillo della libert? e della indipendenza del Regno al grido di viva Francesco II. La bandiera del sovrano ? gi? inalberata in Sora.

Popoli degli Abruzzi, delle Puglie, delle Calabrie, dei Principati, all'armi! Sopra i gioghi degli Appennini, ciascun macigno ? fortezza, ciascun albero ? baluardo. Ivi il nemico non potr? ferire alla lontana coi proiettili dei cannoni rigati, n? con l'unghie dei cavalli. Combattendo uomo con uomo, egli che non ha fede in Dio e in Ges? Cristo, ne pu? avere carit? de' fratelli, dovr? soccombere al fremito del nostro coraggio, alla forza dei petti devoti alla morte per una causa che merita il sacrificio della vita. All'armi! Le falci, le ronche, i massi valgono nelle nostre mani pi? che le baionette e le spade.

Un milione di anime oppresse si confortano con un grido alla pugna; sessantamila dei nostri stendono le braccia dalle carceri verso di noi; le ombre di diecimila ci dicono vendicateci.. Corriamo dai boschi alle citt?, dalle province a Napoli.

L'arcangelo San Michele ci coprir? col suo scudo, la Vergine Immacolata col suo manto, e faranno vittoriosa la bandiera che appenderemo in voto nel tempio. Il piemontese che ci deride, svilisce, conculca, tiranneggia, spoglia, e uccide con l'ipocrita maschera della libert?, ritorni nei suoi confini tra il Po e le Alpi. Ritorni a noi quel Sovrano che Iddio ci ha dato, e lo fe' generare nelle viscere di una madre santa, e crescere in virt? candido come il giglio, che adorna il borbonico stemma.

Francesco II e Sofia, ed i Reali principi c'insegnarono come si debba star saldi ed intrepidi nella battaglia. Vinceremo. I potenti dell'Europa compiranno l'opera nostra rimenando la pace all'Italia; ed il nostro regno all'ombra della religione cattolica e del papato, si riabbellir? di quella gloriosa borbonica dinastica che ci sottrasse ai duri ceppi dei piccoli tiranni, e ci diede ricchezza e franchigia vera, e la indipendenza dallo straniero. All'armi!

Il Comandante in capo CHIAVONE

Luigi Riccardi Ajutante

Luigi Alonzi detto Chiavone PDF Stampa E-mail

Luigi Alonzi detto Chiavone

?? Chiavone, il cui vero nome era Luigi Alonzi, era nativo di Sora. Il nonno era stato luogotenente del famoso Mammone. Era stato Guardia Nazionale nel suo paese, che abbandon? all'arrivo dei piemontesi ritirandosi a Casamari. Successivamente, torn? a Sora da trionfatore.

Dopo la vittoria di Bauco (Bovelle Ernica), continu? a combattere contro i piemontesi del colonnello Quintili, e si rifugi? nello Stato Pontificio. Era un contadino, ma non aveva mai perduto la vocazione militare. Si fece fare un'uniforme da generale, con galloni d'oro, bottoni, speroni, e scudiscio.

Della sua banda, alcuni indossavano uniformi francesi comprate nel ghetto di Roma, altri indossavano l'uniforme da cacciatori dell'esercito Borbonico, altri vestivano semplicemente da contadini, da ciociari. Esercitava un vero fascino.

L'abbigliamento era pittoresco: cappello di feltro nero con piuma bianca, tunica nera serrata alla vita da sciarpa di seta rossa, spadone alla castigliana. Non era malvagio, annota Monnier, ma poneva a riscatto i proprietari e speculava sul re che serviva. Aveva molta simpatia per Garibaldi, specialmente quando questi si irritava con i piemontesi, e come Garibaldi, sapeva ben utilizzare il pittoresco per guadagnare popolarit?.

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Si autonomin? Luogotenente Generale

di Ludovico Greco - "PIEMONTISI, BRIGANTI E MACCARONI " Guida, Napoli, 1975

Ad ogni viaggio cresceva: in grado. Si nomin? dapprima capitano, poi colonnello, poi generale, poi luogotenente generale. Tutte le sue fanfaronate non erano ingenuit?, ma artifizi. Inviava intimazioni ai Piemontesi per mostrarle poi ai comitati borbonici.

Evidentemente egli ne imponeva, a coloro che gli davano delle piastre, perch? null'altro ha fatto se non che raccoglier bottino. Temeva le palle: lo ripeto, non era n? un partigiano, n? un brigante. Partigiano ? un eufemismo, brigante un'iperbole.

Non era che uno speculatore, che poneva a riscatto i proprietari e che sovra tutto speculava sul re che serviva. Alla perfine non era malvagio. Gli si condussero un giorno due carabinieri piemontesi: non li impicc?, anzi li colm? di cortesie, e offr? loro anche del caff?, che mand? a rubare nel paese vicino. Bevuto che ebbero il caff?, propose loro di arruolarsi al servizio di Francesc? II o del Papa. Dietro il rifiuto di essi, li lasci? liberi, ritenendo le loro uniformi.

All'indomani rientrarono a Sora vestiti da contadini, latori di una carta preziosa, di cui non riproduco l'ortografia: "A tutte le autorit? civili e militari. Lasciate passare questi due contadini" Firmato Il generale CHIAVONE.

Gli atti di crudelt? commessi dalla sua banda non sono a lui imputabili. Io non conosco che una sola esecuzione da esso ordinata. Avea rubato de' muli a un proprietario: offr? di rendergli contro una somma di danaro: il proprietario non invi? la somma. Allora egli riun? un consiglio di guerra. I muli condannati a morte subirono immediatamente la pena.

I chiavonisti tirarono sopra di essi 17 volte, gridando ad ogni scarica Viva Francesco II, Viva Chiavone! La mania di Chiavone ? d'imitar Garibaldi. - Si d? aria di dittatore, ha conservato il suo pittoresco costume, i sandali, il cappello di feltro, l'abito, la sottoveste, i pantaloni di velluto, la cravatta rabescata, la sciarpa rossa, la cintura adorna di pugnali e di pistole.

Gli mancano per? alcune qualit?, prima l'ardire, poi il disinteresse, e finalmente l'ortografia. Chiavone non era molto pericoloso, e l'importanza che gli si ? voluto attribuire, anche ne' giornali liberali di Francia, ha sempre fatto ridere i Napoletani.

Si ingannano a partito coloro che affermano che egli fosse il generalissimo degli insorti, in queste provincie. Le bande non hanno giammai operato di concerto, n? hanno avuto l'apparenza di essere d'accordo, salvo una volta, forse alla fine di luglio. Ma non vi siam giunti ancora. Lo stesso consigliere Ullua (il solo uomo politico che sia rimasto presso Francesco II) se ne lagnava in una lettera confidenziale.

Tutti questi, uomini erano riuniti dal caso in corpi indipendenti l'uno dall'altro; tutti questi corpi avevano capi separati, che seguivano la loro propria volont?. Chiavone ha fatto parlar molto di s?, perch? ? rimasto in continua comunicazione con Roma, ove pubblicava i suoi bollettini e i suoi ordini del giorno. Gli altri relegati nelle, montagne dell'interno, non erano conosciuti che in Napoli, che si studiava di non esagerare le loro imprese: eppure furono ben piu' coraggiosi e pericolosi di Chiavone.

Marc Monnier: Notizie storiche documentate sul brigantaggio nelle province napoletane, Firenze, 1862

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a Luigi Alonzi?detto CHIAVONE

??? Chiavone, il cui vero nome era Luigi Alonzi, era nativo di Sora. Il nonno era stato luogotenente del famoso Mammone. Era stato Guardia Nazionale nel suo paese, che abbandon? all'arrivo dei piemontesi ritirandosi a Casamari. Successivamente, torn? a Sora da trionfatore.

Dopo la vittoria di Bauco (Bovelle Ernica), continu? a combattere contro i piemontesi del colonnello Quintili, e si rifugi? nello Stato Pontificio. Era un contadino, ma non aveva mai perduto la vocazione militare. Si fece fare un'uniforme da generale, con galloni d'oro, bottoni, speroni, e scudiscio. Della sua banda, alcuni indossavano uniformi francesi comprate nel ghetto di Roma, altri indossavano l'uniforme da cacciatori dell'esercito Borbonico, altri vestivano semplicemente da contadini, da ciociari. Esercitava un vero fascino.

L'abbigliamento era pittoresco: cappello di feltro nero con piuma bianca, tunica nera serrata alla vita da sciarpa di seta rossa, spadone alla castigliana. Non era malvagio, annota Monnier, ma poneva a riscatto i proprietari e speculava sul re che serviva. Aveva molta simpatia per Garibaldi, specialmente quando questi si irritava con i piemontesi, e come Garibaldi, sapeva ben utilizzare il pittoresco per guadagnare popolarit?.

da: Giovanni De Matteo "Brigantaggio e Risorgimento - leggittimisti e briganti tra i Borbone e i Savoia"" Alfredo Guida Editore, Napoli, 2000

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