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Risorgimento
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L’INUTILE VITTORIA AL GARIGLIANO
Oggi,
29 ottobre 2010, sono esattamente 150 anni dalla battaglia del Garigliano, poco
conosciuto scontro tra i Regi borbonici e quelli sabaudi invasori. Presso il
famoso ponte, vanto della tecnologia delle Due Sicilie, si fronteggiano la
retroguardia borbonica, in assurdo e non provocato arretramento verso Gaeta, e
l’avanguardia degli stranieri conquistatori che, con velleità e presunzione,
vorrebbero ripetere le imprese garibaldine che solo la propaganda settaria
definisce vittorie. La realtà per i
soldati di V.Emanuele è ben diversa perché assaggiano il valore dei borbonici,
finalmente comandati da un vero eroe come il gen. Matteo Negri.
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COUNTDOWN PER L’ANNIENTAMENTO DELLE MENZOGNE SUL RISORGIMENTO
L’abile regia teatrale che sta realizzando quella che oggi definiremmo
la fiction dell’impresa dei “mille” dopo le battaglie truccate e le votazioni
basate sui brogli, propone la scena dell’incontro tra il “bis-eroe” Garibaldi e il re “galantuomo” Vittorio Emanuele II di
Savoia. Come tutte le invenzioni romanzesche si sceglie prima il nome più
adatto per le future “locandine”: tra Vairano, Caianiello e Teano (luoghi del
circondario) gli “esperti” indicano l’ultimo, più orecchiabile, senza
considerare il reale percorso e la sosta dei due stati maggiori. Poi si idea la
cronaca, scrivendo di retoriche e roboanti affermazioni dei due personaggi,
sorridenti e felici per il bene della nascente Italia. Infine si pagano pittori
per immortalare l’incontro secondo l’interpretazione dei committenti: ecco le
due figure baldanzose e serene, ecco il
contorno di popolani estasiati, ecco l’atmosfera idilliaca del trapasso dell’antico
Regno delle Due Sicilie a provincia del Regno di Piemonte che cambiava il suo
nome in Italia!
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DALLE BATTAGLIE ALLE VOTAZIONI TRUCCATE
Oggi 21 ottobre 2010 ricorre il 150°
anniversario del falso ed infausto “plebiscito” indetto da Garibaldi per
cercare di fornire una patina di legittimità alla conquista sabauda del Regno
di Napoli. Ormai gli storici hanno assodato che i cosiddetti plebisciti
risorgimentali (a Napoli come in Veneto o in Toscana) furono dei colossali
brogli elettorali in cui una minoranza insignificante votò a favore del
colonialismo piemontese. Quello che combina Garibaldi nel regno invaso è quindi
un cliché assolutamente illegale per il diritto di ogni epoca e che, purtroppo,
la massoneria fece e fa ancora passare per volontà di popolo! E’ quindi motivo di profonda vergogna che la più bella
piazza dell’ex capitale borbonica sia intitolata a quel terribile evento che sancì
praticamente la fine del regno delle Due Sicilie. Nell’immagine l’avvenimento
ricordato pomposamente con un francobollo al compimento dei 50 anni.
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UNA BATTAGLIA NON PERSA FA PERDERE IL REGNO
DI NAPOLI
Il 1° ottobre 1860 avviene la famosa battaglia del Volturno che
segna la svolta decisiva della conquista piemontese del regno di Napoli. Questo
è il più grosso e sanguinoso scontro del Risorgimento e si svolge tra le truppe
regie di Francesco II di Borbone e il corpo d’invasione straniero comandato da
Garibaldi, formato per la stragrande maggioranza da soldati sabaudi
ufficialmente disertori e volontari.Purtroppo,
nonostante l’invito (blando) del sovrano a difendere consapevolmente e per
libera scelta la Patria, parecchi traditori al soldo massonico sono ancora
presenti. Essi si possono individuare specialmente tra i mercenari condotti da
Von Mechel a Maddaloni che combattono per non vincere e, soprattutto, in
Giuseppe Ruiz de Ballestreros che ferma la manovra vincente borbonica non
giungendo (dolosamente) in tempo ai Ponti della Valle e impedendo il colpo di
grazia a Bixio.
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Il 21 settembre 1860 (giusto 150 anni fa) l'esercito borbonico conseguiva la sua più netta vittoria sui garibaldini arroccati a Caiazzo (CE). L'infelice idea dell'assalto di Capua del 19 era stato seguito da attacchi in vari punti dello schieramento regio sulla riva destra del Volturno. Naturalmente i traditori erano stati allertati dalla massoneria per spianare, come al solito, la strada. Così la cittadina di Caiazzo, importante centro strategico, era stata "stranamente" abbandonata dale truppe del col. La Rosa e occupata senza colpo ferire da una forte colonna rossa al comando di un certo bolognese Cattabeni. |
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