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Associazione culturale Neoborbonica
L'orgoglio di essere meridionali

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Risorgimento



Almanacco Reale del Regno delle Due Sicilie per l'anno 1855 PDF Stampa E-mail

 

Almanacco Reale del Regno delle Due Sicilie per l'anno 1855

Frontespizio

Edizione digitale a cura di Giuliano Granati.

Scansione realizzata da Angelo Guidi.

http://archivi.beniculturali.it/Biblioteca/indexAlmanacco.html

 

Pietrarsa, la prima fabbrica metalmeccanica PDF Stampa E-mail

PIETRARSA

(notizie tratte da "Le industrie del Regno di Napoli", Napoli, Edizioni Grimaldi, 2002).

La prima fabbrica metalmeccanica, per produttività ed estensione, era quella di Pietrarsa. Voluto da Ferdinando II, tra Portici e San Giovanni a Teduccio, a pochi chilometri da Napoli, il Reale Opificio di Pietrarsa fu costruito nel 1842 sul suolo di una vecchia batteria a mare.

ImmaginediPietrarsa

Nel 1860 era la fabbrica metalmeccanica italiana che occupava più personale: 1050 persone nei suoi ruoli al giugno 1860 (tre mesi prima dell'arrivo di Garibaldi a Napoli). 820 "artefici paesani" e 230 "operai militari" vi lavoravano mentre l'Ansaldo a Genova contava non più di 480 operai e la FIAT a Torino non era ancora nata (2).
Pietrarsa fu un'esempio ammirato all'estero e imitato in seguito nel Regno per la formazione che riuscì ad assicurare agli operai,per la qualità della produzione e per essere riuscita a ridurre il gap tecnologico che il Regno stesso aveva nei confronti dell'Inghilterra e degli altri Stati più industrializzati.

Su una superficie di 34.000 mq.,lo stabilimento possedeva diverse macchine a vapore (163 HP la potenza complessiva), un'officina per locomotive con 2 grandi gru a bandiera,24 torni, 5 pialle, 2 barenatrici, 5 trapani verticali, 2 macchine per  viteria e una motrice a vapore da 20 HP; un'officina di artiglieria con 14 torni paralleli, 4 limatrici, una  macchina per rigare i cannoni e una motrice a vapore da 8 HP.

Vi erano incluse ancora un'officina per la costruzione di modelli,una fucina con 30 fuochi, una fonderia con 6 fornaci per ghisa, una piccola fonderia per bronzo, l'officina per la costruzione  di caldaie con 2 gru, un trapano, una  cesoia per lamiere di grande spessore, una punzonatrice, una pressa idraulica, 2 curvatrici per lamiere ed un forno per riscaldarle.

La fonderia dei proiettili aveva un forno a riverbero, 4 fornaci e 3 magli a vapore per stampaggio; la grande ferriera(aggiunta al complesso dal 1853 e chiamata "Officina Ischitella")aveva macchine a vapore da 100 HP con 12 forni per il ferro grezzo, 4 forni di riscaldo e 5 treni di laminazione per profilati e rotaie (3).

A Pietrarsa si producevano svariatissime opere in ferro ricavandolo "di perfettissima qualità e di grosse dimensioni dal ferro acre dei proiettili inutili", si producevano caldaie, motrici e macchine a vapore di diversa potenza (per pirofregate come l'"Ettore Fieramosca", di 300 cavalli o per altre officine)e locomotive complete con sistema "Stephenson" (fino al 1853 ne erano state prodotte 6: "Pietrarsa", "Corsi", "Robertson", "Vesuvio", Maria Teresa", "Etna"; 20 complessivamente fino al 1860) (4).

A tal proposito, esempio dello spirito di competizione esistente nel Regno  la richiesta fatta a Ferdinando II dalle officine delle Stazioni di Napoli, specializzate nelle riparazioni: per dimostrare di essere capaci di costruire una locomotiva come l'opificio di Pietrarsa, chiesto il permesso al re, costruirono la locomotiva "Duca di Calabria" (5).

Per le ferroviea Pietrarsa si producevano anche rotaie(era l'unico stabilimento italiano a produrle), carri-merci,cuscinetti, manufatti di acciaio e ruote per locomotive.

Vari i macchinari e gli oggetti in produzione e tra essi in evidenza torni, spianatrici, fucine portatili, magli a vapore, cesoie,foratrici, gru, affusti dicannone, apparecchiature telegrafiche o granate, bombe, pompe, fusioni in bronzo, ferri, laminati e trafilati o parti di ponti in ferro (napoletano, del resto, era stato il primo ponte in ferro costruito in Italia).

200 le cantaia di acciaio prodotte ogni giorno (5400 tonnellate all'anno); di oltre un milione di ducati gli investimenti complessivi (6).

Numerose erano state anche le fusioni in bronzo per statue di regnanti e principi.

Dopo le sue numerose e frequenti visite, vi fu realizzata anche una grande statua in ghisa raffigurante lo stesso re Ferdinando II di Borbone che oggi si può ammirare ancora nello spazio all'esterno degli antichi capannoni (attuale sala-convegni?del Museo Ferroviario).

FerdinandoII

Su una lapide sottostante si può ancora leggere:

"FERDINANDO II
PIO MAGNANIMO AUGUSTO
FRA TANTE OPERE GRANDI
QUESTE MECCANICHE OFFICINE
EMULATRICI
DELLA INDUSTRIA STRANIERA
CREO' NEL 1842
COME RICORDANZA ED OSSEQUIO
FUSERO IL MONUMENTO

MDCCCLIII"

Presso le stesse officine si trovava un'altra lapide che sintetizzava lo spirito che aveva animato il suo fondatore (prestigio e autarchia) e che aveva costituito la premessa e l'obiettivo della loro fondazione:

" PERCHE' DEL BRACCIO STRANIERO

A FABBRICARE LE MACCHINE MOSSE DAL VAPORE

IL REGNO DELLE DUE SICILIE

PIU' NON ABBISOGNASSE

E?CON L'ISTRUZIONE DEI GIOVANI NAPOLETANI

TORNASSE TUTTA LA NOSTRA ANTICA ITALIANA DISCOVERTA

QUESTA SCUOLA DI ALLIEVI MACCHINISTI

FERDINANDO II

NELL'ANNO XI DEL REGNO

GOVERNANDO LE ARMI DOTTE

CARLO FILANGIERI PRINCIPE DI SATRIANO FOND "...

Dopo qualche anno pagammo con l'unità italiana tutto questo orgoglio...


San Leucio, un sogno realizzato PDF Stampa E-mail

SAN LEUCIO, UN SOGNO REALIZZATO

(notizie tratte da "Le industrie del Regno di Napoli", Napoli, Edizioni Grimaldi, 2002).

BelvederediS.Leucio

"Rivolsi dunque altrove le mie mire e pensai di ridurre quella Popolazione, che sempre più aumenta, utile allo Stato, utile alle famiglie ed utile finalmente ad ogni individuo di esse in particolare [...]. Utile allo Stato, introducendo una manifattura di sete grezze e lavorate di diverse specie finora qui poco o malamente conosciute, procurando di ridurle alla migliore perfezione possibile,e tale da poter servir di modello ad altre più grandi. Utile alle famiglie, alleviandole de' pesi che ora soffrono e portandole ad uno stato da potersi mantener con agio [...] togliendosi loro ogni motivo di lusso con l'uguaglianza e semplicità di vestire; e dandosi a' loro figli fin dalla fanciullezza mezzo da lucrar col travaglio per essi e per tutta la famiglia, del pane da potersi mantenere con comodo e polizia" (1).

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Mongiana: stabilimento siderurgico, fabbrica d'armi, miniere PDF Stampa E-mail

MONGIANA

(notizie tratte da "Le industrie del Regno di Napoli", Napoli, Edizioni Grimaldi, 2002).

Tra gli altri grandi complessi statali si ricorda quello di Mongiana in Calabria, presso l'omonimo villaggio nel Comune di Fabrizia, in Calabria Ultra Seconda. Fondato nel 1768, ampliato e rimodernato nel 1850, su 16.000 mq coperti, includeva fonderie, stabilimento siderurgico e fabbrica di armi oltre che, dal punto di vista naturale, miniere ricche di ferro e grafite e boschi sterminati e preziosi per il combustibile necessario.

TimbrodicarteggiodelladirezionedellaMongiana.1860

Sotto la direzione di un ufficiale d'artiglieria e con un ordinamento autonomo, oltre agli ufficiali, agli impiegati statali e agli operai esterni a giornata, occupava "280 carbonieri, 100 mulattieri e 100 artefici e manuali" (circa 1000 le unità complessive) e comprendeva tre altiforni dalla capacità di un prodotto medio di 120 cantaia di ghisa e ferraccio al giorno,sei raffinerie, due fornelli Wilkinson oltre alle officine minori (8).

Di ottima qualità la ghisa ma anche "le bandelle e le lamine stagnate a foglia, i saggi dell'acciaio di cementazione e i pezzi per ferrovie, le metraglie di ferro fuso, le lastre per moschettoni, palle e bombe" (9).

Oggi sono pochi i resti visibili e restaurati dell'antica struttura produttiva e l'abbandono in cui versa tutta la zona (ricca solo di disoccupazione e di emigrazione) un esempio significativo delle differenze tra due epoche che sembrano più lontane di quanto in realtà siano.

[Clicca qui per vedere la galleria d'immagini di ciò che resta di Mongiana]



NOTE

(8) Visitando in tempi recenti questi paesi è difficoltoso immaginare che essi fossero sede di centri industriali che potevano occupare centinaia di persone o che facevano muovere con il naturale indotto tutta l'economia delle zone circostanti.

Non facilmente accessibili per le ridotte vie di comunicazione, quasi deserti per l'emigrazione che hanno sofferto, totalmente privi di strutture produttive e con percentuali di disoccupazione vertiginose, oggi questi paesi della profonda Calabria sono il simbolo delle differenze più evidenti tra l'economia pre e post-unitaria nel Meridione d'Italia.

Per i dati relativi a Mongiana v. Archivio di Stato di Napoli, Ministero Agricoltura Industria e Commercio, fascio 329, f.157.

(9) Archivio di Stato di Napoli, Ministero Agricoltura Industria e Commercio, fascio 484, 28 novembre 1858 e 2 dicembre 1858; cfr. anche Disamina eseguita..., cit., pp.91-92; F. Giordano, Industria del ferro in Italia, Torino, 1864, pp.310 sgg.; sull'ordinamento della fabbrica cfr. Annali Civili del Regno delle Due Sicilie, settembre-ottobre 1853, pp.7 sgg.


La prima Costituzione Italiana PDF Stampa E-mail

 

Fu quella del Regno delle Due Sicilie la prima Costituzione Italiana.

di Antonio Nicoletta

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