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Associazione culturale Neoborbonica
L'orgoglio di essere meridionali

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Risorgimento



E Marcianise si ribello' a Garibaldi PDF Stampa E-mail

E Marcianise si ribello' a Garibaldi

Da IL MATTINO ed.Caserta del 30 ottobre 2005

La reazione filoborbonica sfociata nel "brigantaggio" fu sedata con la fucilazione di due capi plebe sotto le mura del cimitero.

Particolari inediti scoperti da Michele Lener sulla rivolta del settembre 1860

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Fenestrelle PDF Stampa E-mail

La fortezza di Fenestrelle è stata sempre adibita a carcere per prigionieri politici di qualsiasi tipo da parte del regno Sabaudo, ma l'evento per cui si è tristemente distinta è stato quello della prigionia (sarebbe meglio dire DEPORTAZIONE) di centinaia di migliaia di soldati del Regno delle Due Sicilie, all'indomani della cosiddetta unità d'Italia, che si tramutò in uno degli atti più aberranti contro dei prigionieri che siano mai stati registrati nella Storia.

Quanti di voi sapevano di questo evento? Ve lo dico io:nessuno. Il tutto è stato messo deliberatamente a tacere. Dopotutto loro sono i buoni, noi siamo solo Meridionali....

Ma purtroppo per loro, ho intenzione di parlarvi dettagliatamente di questa carneficina: certo non servirà a molto, ma se anche una o due persone in più sapranno di quanto è successo, di sicuro sarà per me un grande risultato.

Andiamo con ordine:

1860, le truppe piemontesi e garibaldine hanno occupato il meridione dando fine alla guerra e iniziando lo sterminio dei nostri partigiani (i "Briganti") e iniziando a depredare il nostro territorio delle sue risorse. Il fato dei soldati dell' ex esercito delle Due Sicilie è apparentemente incerto: come è di consuetudine in tutte le guerre, essi alla fine delle ostilità avrebbero dovuto essere liberati e rimandati alle famiglie, ma ciò che sta avvenendo non è affatto questo.

Decine di migliaia di soldati vengono caricati nelle navi a mò di animali, in condizioni igieniche precarie e, pigiati l'uno contro l'altro, vengono fatti sbarcare a Genova. Qui vengono indirizzati ai campi di detenzione dove vengono nutriti a stento con una brodaglia e un pò di pane nero e dove sono costretti a subire i peggiori maltrattamenti e le peggiori sevizie. In dieci anni ben 40.000 soldati Duosiciliani morirono di fame, di stenti e di malattia nelle "prigioni" Sabaude.

Ma questo è nulla rispetto a ciò che accadde a Fenestrelle (di cui sopra ne è raffigurata una parte): questa antica fortezza era destinata ad ospitare gli ufficiali e i sottufficiali dell'Esercito Borbonico, e questi uomini, che si rifiutarono per tutto il resto della loro vita di dichiarare fedeltà alla nuova "Italia",furono trattati in modo talmente disumano che le SS a confronto sembrano la Caritas.

Ai piedi dei prigionieri venivano legate delle palle di ferro del peso di 16kg(provate a camminare con le cavigliere, che peseranno massimo un kg o due, e poi mi direte... pensate cosa poteva essere questa palla di ferro), venivano fatti dormire all'addiaccio senza coperte o senza indumenti (non dimentichiamoci che Fenestrelle è in Piemonte)e venivano deliberatamente affamati e percossi dai carcerieri. Alla morte di un prigioniero (la cui vita media non superava i tre mesi all'interno della fortezza) il corpo veniva disciolto nella calce viva e i resti venivano gettati senza tanti complimenti dove capitava. Non una tomba, non una lapide, nemmeno una croce su cui i familiari potessero piangere.

Nulla.

A 140 anni da questa immane tragedia, soltanto qualche associazione di neoborbonici ricorda l'evento, mentre la stragrande maggioranza degli Italiani vede ancora Garibaldi come un eroe alla Superman e i Piemontesi come i liberatori della Penisola. Credo che questi poveri uomini, se fossero ancora vivi, la penserebbero diversamente, voi che dite?

Uno scorcio delle "suites" del lager destinate ai soldati. In locali come questi i soldati piemontesi gettavano i cadaveri dei defunti nella calce viva per distruggere i corpi

Scomunica di Pio IX ai savoia PDF Stampa E-mail

SCOMUNICA MAGGIORE AI SAVOIA

Lanciata dal Sommo Pontefice Pio IX il 26 Marzo del 1860.


Dichiaro che tutti coloro, i quali hanno perpetrata la nefanda ribellione nelle provincie dello Stato Pontificio, e la loro usurpazione, occupazione ed invasione ed altre cose simili, di cui ho fatto querela nelle mentovate Allocuzioni, oppure hanno commesso alcuni tali cose, come pure i loro mandanti, fautori, aiutatori, consiglieri, aderenti o altri quali si siano, che hanno procurato sotto qualsiasi pretesto e in qualsivoglia modo l'esecuzione delle cose predette, ovvero le hanno per sè medesimi eseguite, hanno incorso LA SCOMUNICA MAGGIORE, e le altre CENSURE e pene ecclesiastiche inflitte dai Sacri Canoni, dalle Costituzioni apostoliche, e dai decreti dei Concili Generali, e se fa bisogno di bel nuovo li Scomunico ed Anatematizzo.

Parimente dichiaro, aver essi con ciò stesso incorso egualmente le pene della perdita di tutti e di qualunque siansi i privilegi, grazie ed indulti loro in qualsivoglia modo concessi dai Romani Pontefici Miei predecessori; e non poter eglino essere assolti e liberati da siffatte censure DA NESSUNO; ed inoltre esser eglino inabili ed incapaci di conseguire il beneficio dell'assoluzione, fino a tanto che non abbiano pubblicamente ritrattato, rivocato, cassato ed abolito tutti gli attentati in qualsivoglia modo commessi, e reintegrata ogni cosa pienamente ed efficacemente nello stato di prima, o prestata in altra maniera la dovuta e condegna soddisfazione nelle cose predette alla Chiesa e a questa Santa Sede, ma che sempre saranno e sono a tali cose obbligati, affine di potere conseguire il beneficio dell'assoluzione.

Comando che copie delle stesse lettere anche stampate e sottoscritte dalla mano di qualche pubblico Notaio, e munite del sigillo di qualunque persona costituita di dignità ecclesiastica, si presti la fede medesima in tutti i luoghi ed in TUTTE LE NAZIONI, tanto in giudizio, quanto fuori di esso, quale si presterebbe ad esse presenti, se fossero esibite o mostrate.

Dato in Roma presso S. Pietro sotto l'anello del Pescatore il giorno 26 Marzo del 1860 del Pontificato l'anno decimoquarto.

Pio Papa IX

Perchè divennero "briganti" PDF Stampa E-mail

Gaeta, 26 maggio 2001

Perchè divennero "briganti"

Gennaro De Crescenzo

"Merito la morte perchè sono stato assai crudele contro parecchi che mi caddero tra le mani; ma merito anche pietà e perdono perchè contro mia indole mi hanno spinto al delitto. Ero sergente di Francesco II e ritornato a casa come sbandato mi si tolse il brevetto, mi si lacerò l'uniforme, mi si sputò sul viso e poi non mi si diede più un momento di pace facendomi soffrire sempre ingiurie e maltrattamenti: si cercò pure di disonorarmi una sorella, laonde accecato dalla rabbia e dalla vergogna non vidi altra via di vendetta che quella dei boschi, e così per colpa di pochi divenni crudele e feroce contro di tutti ma io sarei vissuto, se mi avessero lasciato in pace. Ora io muoio rassegnato, e Dio vi liberi dalla mia sventura" (1).

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Eroi Sconosciuti PDF Stampa E-mail

Capua, 19 ottobre 2002

Eroi sconosciuti

Gennaro De Crescenzo

"Noi che non per nostro merito viviamo nella vita della nuova Italia, anzi della vita internazionale per partecipare alla quale la nuova Italia è sorta, non possiamo più appassionarci, com'egli s'appassionava, per le imprese di mare e di terra del napoletani del Ducato...

Noi non sentiamo più la continuità storica con quei napoletani fedeli a Roma di cui Annibale non osò assaltare le mura e che in aiuto di Roma inviarono schiere di abilissimi scagliatori di pietre; Masaniello non è più per noi l'eroe domestico; le vecchie strade e case di Napoli non ci parlano più il linguaggio eloquente che parlavano all'autore di Vicaria vecchia; il tempo in cui Napoli fu corona, quando regnava casa d'Aragona, è per noi un semplice episodio secondario del movimento del rinascimento in Italia...

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